Dettagli Recensione
Labile vita...
Tutto ha inizio da un articolo di giornale scritto da Massimo Gramellini, compagno dell’autrice, nel 2017 e avente ad oggetto storie di uomini e donne, di madri e di figli coinvolti nel rogo della Grenfell Tower di Londra. Da questi fatti hanno avvio le vicende che si snodano nella capitale tedesca e che vedono quali protagonisti Alice, la giovane ragazza di Tivoli che si trova a Berlino grazie al progetto Erasmus e che aspetta il ritorno di Matthias, il ragazzo che ama, Bastien, il figlio della signora che occupa un altro degli interni custodendo un segreto che non ha il coraggio di rivelare perché capace di spezzarle il cuore, Polina, l’ex ballerina classica che non si riconosce in quel nuovo corpo provato da una gravidanza inaspettata e particolarmente difficile, Naima, che ha lasciato la famiglia in gioventù togliendosi il velo e cambiando religione per amore di un uomo che da tanti anni le dorme accanto e Hulya che ancora una volta sta pensando a quell’ex danzatrice a cui non ha mai confessato i suoi pensieri ma verso cui nutre un gran desiderio di farlo.
Tanti volti, tanti personaggi, tanti dolori, tante anime a confronto fatte di ferite mai risarcite, vuoti mai colmati, sorrisi offuscati da lacrime e malinconia e troppo spesso mancati. Tante storie, tante vite che si intrecciano e tante altre che non sono destinate ad incontrarsi, ma che sono tutte accomunate da un unico denominatore comune: il fatto che quella potrebbe essere l’ultima giornata della loro vita.
Un progetto ambizioso, quello della Sparaco. Un progetto che ci invita a guardarci dentro e a interrogarci sul nostro comportamento, sul nostro essere, su quella chiamata a cui non abbiamo risposto, su quel sorriso che non abbiamo concesso per un’arrabbiatura che non siamo riusciti a placare, a quel sorriso che non abbiamo ricambiato, a quel saluto che non siamo riusciti a dare a quel familiare che forse non avremo più modo di incontrare.
Ma “Nel silenzio delle nostre parole” è anche un’analisi su quella che è diventata la nostra società attuale, una società fatta di individui sempre più egoisti, egocentrici, accentratori, assenti, distratti, chiusi nel loro orticello e per questo sempre più incapaci all’empatia, all’emotività, alla condivisione, all’ascolto.
«Ti ricordi, Alice, quando ti ho detto che la morte è una soglia che si attraversa nudi?»
Attraverso una penna fluida e leggera che accompagna chi legge pagina dopo pagina, Simona Sparaco dona ai suoi lettori un romanzo di gran contenuto e gran riflessione, un testo che si sviluppa in modo perfettamente equilibrato, che non si arrischia, che non pretende altro che ricordarci quanto la vita sia un bene prezioso e che talvolta un sorriso può fare più di mille parole.
Uniche due note che deboli che ho ravvisato nel componimento sono state una partenza lenta, caratterizzata da un’eccessiva tendenza descrittiva che può trasmettere una sensazione di ridondanza e un finale un po’ forzato, per un lieto fine che non era necessariamente una prerogativa assoluta e che per questo stona un po’.
«Mi piacerebbe che anche tu fossi in grado di guardare ai vuoti della vita come a noi ha insegnato la zia Amira. Non solo come a qualcosa che manca. Cerca piuttosto in quei vuoti la tua opportunità di esistere ancora, e in maniera diversa»
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