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La possibilità di un amore impossibile
Limpido, pulito, morbido...questo libro è stato esattamente così, sotto tutti i punti di vista, della storia e della scrittura.
Arpino è pacato nello scegliere le parole, niente slanci o voli pindarici, esattamente come il suo protagonista, Antonio, un uomo medio, direi proprio mediocre, uno di quelli che si lascia vivere, che non chiede, non pretende, non si fa domande.
Uno che non morde la vita.
E che non ha mai "osato" nulla.
Impiegato quarantenne, impegnato in una relazione scialba, incolore, priva di amore e di qualunque interesse, ma che procede placida, sospinta dall'inerzia che governa ogni sua giornata.
(Spesso, durante la lettura, ho avuto l'impressione di essere con un altro "Antonio", quello nato dalla penna di Buzzati in "Un amore"...).
La scrittura è chiara, pulita, proprio come il sentimento che lega Antonio a Serena, la giovane suora appena ventenne che non vuole prendere i voti, e che dopo un lungo gioco di sguardi e di attese alla fermata del tram, gli chiede affetto, tempo e parole.
Parole pronunciate piano su un pianerottolo buio, di notte, attraverso un uscio semiaperto...
La possibilità di un amore che germoglia proprio nella sua impossibilità.
Un amore sussurrato che giorno dopo giorno invade ogni pensiero.
Per la prima volta nella sua vita Antonio "vuole" qualcosa, e per la prima volta si troverà nella condizione di dover agire, prendere una posizione, decidere.
L'atmosfera del libro è soffusa, morbida, anche durante i tormenti di Antonio...
Ogni pagina è caratterizzata da una luce livida, crepuscolare...in una Torino degli anni '50 fredda e scura.
Un racconto tenero, ma intenso e trascinante, pieno di poesia.
Arpino, grande scoperta per me (tardiva, lo so).
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