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Chi si perde e chi si ritrova
Ci sono due donne...molto diverse fra loro, per età, storia, lingua, nazionalità, ma legate allo stesso uomo, figlio di una e compagno dell'altra,
Due donne che in qualche modo si specchiano...
...e mentre una si perde, l'altra si ritrova.
Mentre Annie (ottantenne affetta da demenza senile) dimentica parole, volti, nomi...Alessandra (quarantenne con un passato irrisolto) si scopre a pronunciare i vocaboli in dialetto della sua terra, riaffiorano ricordi e immagini della sua infanzia, seppelliti da troppi anni insieme al rancore verso suo padre.
È come se, dopo aver perso sua madre, Alessandra avesse deciso di diventare orfana di tutto il suo passato.
Si può scappare da un luogo, ci si può allontanare dalle persone, chiudere i rapporti famigliari, ma mai seppellire la propria storia.
Quella torna. Torna sempre.
Il cervello di Annie, invece, vorrebbe restare e non ce la fa...è diventato come una grande casa, in cui, a poco a poco, si spengono tutte le luci, fino a quando non si resta al buio.
E allora, cosa rimane di noi quando perdiamo noi stessi?
Chi siamo quando i ricordi svaniscono?
Cosa si salva?
...i "residui di sé", la percezione di un'affettività e una familiarità ineffabile.
E poi resta l'amore, quello che va oltre la malattia, oltre l'assenza di memoria.
E più Annie perde contatto con la realtà, più Alessandra ha bisogno di appigli.
Più Annie smarrisce la sua identità, più Alessandra sente il bisogno di ritrovare la propria.
Più in Annie si propaga il vuoto della memoria, più Alessandra cerca di colmare quello lasciato dalla morte di sua madre.
Una si sgretola e l'altra raccoglie i pezzi, tenendoli insieme per ricostruire la vita di chi non riesce più a raccontarla e per ricostruire se stessa.
Tema delicatissimo, che la Marzano maneggia con rispetto e profondità, con levità e attenzione, lasciandoci addosso quegli interrogativi che tendiamo a non porci, almeno fino a quando la vita non ci impone di farlo.