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Guardie, ladri e vizietti inconfessabili
Forse non il Vitali più in forma incontrato in altri suoi romanzi (primo fra tutti, tra quelli da me letti finora, “Una finestra vistalago”), ma, nell'insieme, un'altra buona prova dello scrittore di Bellano che ne “La modista” offre al lettore l'ennesimo ritratto della provincia italiana pronta a barcamenarsi tra gioie e dolori, virtù, vizi e vizietti della variegata umanità rintracciabile in verità un po' ovunque.
Sullo sfondo del secondo dopoguerra si svolge un'intricata vicenda dai molti protagonisti, a partire proprio dalla bella e ambiziosa modista a cui fa riferimento il titolo e che, con la propria provocante avvenenza alla Silvana Mangano, turba i sogni di più di un uomo del paese, persino di qualcuno tra quelli nei secoli fedeli; oltre al suo, tra i personaggi migliori del romanzo, nel bene e nel male, quello dell'appuntato Marinara, del cronista Eugenio Pochezza e della guardia notturna Firmato Bicicli, con le cui gesta ha inizio questa lunga narrazione.
Nel solco dell'ormai consolidata tradizione vitaliana, una lettura scorrevole che tende a rallentare un poco in alcuni punti della prima parte e che qua e là non lesina qualche sonora risata, pur gettando, nel finale, una triste e squallida ombra sulle acque limpide del lago in relazione a un inconsueto fattaccio (inconsueto, soprattutto, per via di un paio di insospettabili che lo reiterano) che dà da riflettere seriamente. A parte questo, la morale della favola è chiara: se ognuno è libero di impiccarsi all'albero che preferisce, sembra sancire il capitolo conclusivo, l'importante è avere sempre la possibilità di ripensarci!