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Il cappotto del turco
 
Il cappotto del turco 2019-05-19 10:37:06 marinablu
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
marinablu Opinione inserita da marinablu    19 Mag, 2019
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MARIA, ISABELLA E LA NOSTRA ITALIA

“Mi chiamo Maria e il nome di mia sorella è Isabella. Ma la differenza dei nomi è solo apparente. I nostri genitori ci avevano dato lo stesso nome: a lei Isabella Maria e a me Maria Isabella”.
Maria è la voce narrante di questo romanzo che ripercorre la storia di un’ Italia che ha visto i cambiamenti tra gli anni ’50 fino agli anni ’90 e fiutando i sentimenti e gli stili di vita dell’epoca ripercorriamo le vite di due sorelle, Maria e Isabella, le cui personalità opposte si compensano e bilanciano tanto da arricchire l’una all’altra. Maria, la maggiore tra le due, responsabile, zelante negli studi, prudente, razionale e sempre protettiva nei confronti della sorella più piccola Isabella che al contrario è avventurosa, imprevedibile, con quella leggerezza che affascina e coinvolge e che spesso si esprime come una ricerca continua ed esasperata di emozioni forti.
A fronte di un’infanzia e un’adolescenza che le vede molto unite durante il periodo del boom economico tra gli anni ‘50 e inizi anni ’60, seguono il ’68 e gli anni ’70, gli anni delle sommosse e dei cambiamenti e, prevedibilmente, è Isabella la prima ad avvicinarsi alle lotte dell’epoca coinvolgendo la sorella, ma rispettando il personaggio dalla natura incostante Isabella sarà anche la prima tra le due ad abbandonare la scena per affrontare nuove avventure girando per il mondo e lasciando Maria sola ad affrontare quel periodo duro fatto di scelte forti e di coraggio.
Per molto tempo saranno distanti le due sorelle, ma la distanza sarà solo fisica perché Isabella farà sempre in modo di essere presente nella vita di Maria, in modo diretto o indiretto come ad esempio attraverso Mehmet, un fuggitivo turco mandato da Isabella, che si presenterà a casa di Maria, così all’improvviso. Tra i due nascerà una storia d’amore profonda di quelle che non vede solo un coinvolgimento fisico ma anche mentale, “Ho parlato con lui come parlavo con te” dirà Maria a Isabella, e così come è arrivato altrettanto all’improvviso Mehmet se ne andrà lasciando a casa di Maria un cappotto che farà da filo conduttore per riunire in qualche modo le vite delle due sorelle, sono gli anni ’80, quelli successivi alle lotte di classe, alla riforma del diritto di famiglia, gli anni in cui i sessantottini rinnegano il loro passato di rivoluzionari e cercano di costruirsi uno stile di vita che persegua la stabilità economica, il benessere e l’affermazione personale.
La storia di quei quarant’anni dell’Italia che fa da sfondo in questo romanzo , è più che altro uno strumento per scadenzare le tappe fondamentali delle vite delle due protagoniste, attraverso gli umori dell’epoca viviamo le emozioni e i turbamenti di Maria e Isabella. E’ un romanzo piacevole, che si legge velocemente e che affronta un tema che in qualche modo accomuna molti di noi, gli unici esclusi forse potrebbero essere i figli unici, perché la vera storia di questo romanzo è il rapporto tra fratelli, le uniche figure davvero costanti nella nostra vita, i genitori sono di un’altra generazione, invecchiano e poi non ci sono più, gli amici col passare degli anni si costruiscono le loro famiglie e la loro vita, l’amore per il proprio coniuge nasce ma può anche finire, i figli, il cui amore è immenso ed eterno, crescono e vanno via, l’unica figura che è una costante, è tua contemporanea e con la quale si ha un legame di sangue e di passato trascorso insieme è quella del fratello e della sorella, quella persona con cui ci possono essere distanze di spazio, distanze caratteriali, ci si puo’ scontrare e non parlarsi più per molto tempo , ma c’è un filo invisibile (in questo romanzo rappresentato da un cappotto turco) che non si stacca mai, spesso è un rapporto fatto di amore e tensioni, di cose non dette, di cose dette in modo sbagliato, di conflitti in tempi di pace e ricongiungimenti nel momento del bisogno . Questo romanzo ha un sapore familiare, ma non raffigura “la famiglia del mulino bianco” bensì quella vera dove ci sono i sentimenti più istintivi di noi che si riflettono nei cicli di una vita e se la vita delle persone fosse un albero, il fratello sarebbe quel ramo che cresce in modo costante con noi, che man mano che passano gli anni si allunga e prosegue il suo percorso, ma non sarà mai così distante perché è nato dalla stessa radice da cui siamo nati noi ed è percorso dalla stessa linfa.

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