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Il complotto inesistente
Quando si parla e si discetta sui templari, il dialogo, o il discorso con contraddittorio, assume iperboli e deviazioni non facilmente controllabili; ciò è dovuto al fatto che sui templari e compagnia sono stati scritti fiumi di volumi, una miriade di articoli e parecchie ambientazioni in film e documentari.
Le congetture su tale ordine monastico/guerriero si perdono nei meandri della storia intrecciata alla leggenda e al sistema del complotto mondiale che si tramanda, ormai, da secoli. Il romanzo di Eco ha come base d’avvio, come granitiche fondamenta, una trama che scava in profondità nell’occulto elaborando imperscrutabili rompicapo, grovigli magistrali, magie semantiche, tutte mescolate con estrema abilità di linguaggio a un’erudizione fuori dal comune.
Un libro costituito da innumerevoli altri libri, che spazia in altrettante molteplici discipline variegate e intense. Le leggi della fisica, la cabala, la cosmologia, l’occultismo, la teologia, la storia, il simbolismo, sono alcune delle scienze, o pseudo scienze, che il Nostro narra, divulga, intreccia, cammina a ritroso e inventa qualsivoglia altro stratagemma indirizzato a un famigerato “complotto” ordito da chissà quali forze, società segrete, sette, poteri deviati ecc., per il dominio (sic) e controllo di tutti i fatti e le vicissitudini umane.
Non è stato facile, almeno per il sottoscritto, seguirne l’intricata e super complessa trama; i tre protagonisti principali, tra cui L”io narrante”, e gli altri personaggi secondari ma al tempo stesso necessari per lo sviluppo narrativo, sì dilettano e contemporaneamente si disperano nel cercare qualcosa...un qualcosa di misterioso i cui confini rasentano ciò che non è direttamente percepibile dalle nostre visioni terrestri; l’orizzonte della nostra immaginazione viene spesso messo a dura prova.
In estrema sintesi, un romanzo affascinante ma nel contempo prolisso, pesante, ampolloso, barocco, con necessità di ricorrere spesso al dizionario al fine di poterne carpire in maniera superficiale l’astratta e a volte inattingibile erudizione che la trama emana, paragonandosi a una fragranza sconosciuta, inebriante ma della quale non ci è dato sapere né la sostanza basica né da quale fonte proviene.
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Commenti
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All'epoca in cui lo lessi (poco dopo la sua prima uscita) ero ancora galvanizzato dal romanzo d'esordio e avevo grandi aspettative anche per questo nuovo libro, che si è rivelato, invece, una mezza delusione. Solo mezza, perché in effetti ci sono pagine molto belle, ma tutto mi parve un po' slegato. Tra l'altro non sono riuscito a togliermi dalla testa che, per parte delle rievocazioni storiche, il prof. Eco si sia pesantemente giovato delle tesi dei suoi studenti. Probabilmente (spero) questa è solo una mia malignità, ma notai all'epoca una qual difformità di stili e, anche per questo, il libro mi risultò prolisso.
Poi sul "Pendolo" grava un peccato originale imperdonabile: diede legittimità e dignità a tutti gli epigoni che sproloquiarono in seguito su Templari e Rosacroce...
Questo romanzo non l'ho letto ancora e dalla tua recensione mi sembra di capire che ho fatto bene a leggere gli altri suoi libri che non sono sembrati così prolissi: il nome della rosa, il cimitero di Praga...Baudolino ricordo invece di averlo abbandonato per non riprenderlo.
Se non sbaglio, gli ho preferito LE CONFESSIONI DI UN ITALIANO di Nievo...penso di aver detto tutto.
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Trovo interessante la tua recensione. Il libro, pero, io l'ho mollato prima di giungere a metà .
Mi era piaciuto così tanto "Il nome della rosa" che le aspettative erano alte. Invece qui ho trovato noia e forse presunzione dell'autore.