Dettagli Recensione
Pensieri in forme di città
Con questo libro, che desideravo leggere da molto tempo ma che solo ora sono riuscito a recuperare, ho avuto la conferma della genialità di Calvino; una genialità che, tuttavia, in certi casi è difficile da afferrare. A qualcuno potrebbe apparire come un pregio, ma per quanto mi riguarda è quello che non mi ha permesso di amare totalmente “Le città invisibili”. Per come la vedo io, il genio completo è colui che riesce anche a rendere al meglio al mondo il frutto di questo dono. È assolutamente apprezzabile il modo in cui l’autore si abbandoni ai viaggi della sua mente; sono ammirevoli i voli pindarici che esegue nella sua immaginazione e che prova a esprimere col padroneggiamento assoluto della nostra lingua. Tuttavia, è difficile entrare in un mondo e in una concezione di esso che, a volte, diventa quasi comprensibile soltanto alla mente che l’ha partorito.
“Le città invisibili” è una raccolta di pensieri che prendono la forma di città, o di città che prendono forma di pensieri. Non si tratta di un romanzo, ma di descrizioni estetiche e allegoriche di alcune città di fantasia, per la maggior parte surreali. Alcune descrizioni sono favolose: queste città prendono improvvisamente vita nella mente del lettore grazie all’immensa maestria di Calvino, che riesce a materializzare città assurde, che nulla hanno delle città che siamo abituati a osservare giorno dopo giorno; eppure ci appaiono quasi reali, assolutamente possibili, e cariche di una suggestione che nessuna città terrestre potrebbe avere. Oltre alle vivide immagini però, ci troveremo ad affrontare i pensieri che le forme di quelle città fanno nascere, con la figura dei suoi abitanti, che possono rappresentare vari lati della natura umana.
Ogni descrizione è collegata dai dialoghi tra l’imperatore Khan e Marco Polo, che è il narratore e descrittore delle città di cui ci ritroveremo a leggere, visitate nel corso dei suoi viaggi. Ma sono viaggi reali? Chissà.
“Le città invisibili” è un esperimento audace, unico, che probabilmente andrebbe letto con l’attenzione che riserveremmo a dei componimenti poetici. La loro brevità, in effetti, è uno degli aspetti che suggerirebbe questo approccio. Credo proprio che lo rileggerò, in futuro, per provare a cavare di più da queste parole che Calvino ha messo insieme, e che lo elevano comunque su un gradino più alta sulle scale della mia stima letteraria.
“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”
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ti ringrazio, non ti nascondo i miei sforzi per fare in modo che venga fuori quello che una lettura mi ha dato a livello personale, cercando di non inquinare troppo il mio giudizio coi miei gusti e senza omettere quelli che sono i pregi di un'opera, anche se non mi è piaciuta.
Vale.
ricordo bene i tuoi consigli: "Lezioni Americane" è sulla mia scrivania in attesa del suo turno, che credo proprio arriverà a breve. Ero tentato anche di leggere "Palomar" subito dopo "Le città invisibili", ma ho deciso di farlo slittare; ma non per molto tempo, stanne certa! :)
Vale.
è una cosa della quale sono assolutamente convinto e l'esempio più fulgido credo sia rappresentato da Shakespeare. In Calvino si avvertono le peculiarità del genio, ma delle volte ho percepito un'incapacità di trovare un modo per trasmetterlo in modo cristallino. Ma sono certo che il caro Italo in molte delle sue opere ci sia riuscito: questo mi invoglia ad approfondirne la lettura, e non ti nascondo che si tratta dell'autore italiano che, oggi come oggi, apprezzo di più.
Vale.
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