Dettagli Recensione
La casa che l’avrebbe seppellito di debiti
Fedeltà di Marco Missiroli avrebbe dovuto intitolarsi Infedeltà.
Perché di questo – ossia dell’infedeltà principalmente mentale, ma anche fattuale - tratta il romanzo, seppure in modo criptato da uno stile che è espressione di una sorta di flusso di coscienza policentrico (la narrazione cambia repentinamente pdv e viene condotta dai protagonisti senza soluzione di continuità) che riguarda: Carlo Pentecoste (“Fu certo di fuggire. Dalla casa che l’avrebbe seppellito di debiti, dal tentativo di riparazione materiale, dal sigillo di una maturità ufficiale”), la moglie Margherita (“Non dirmi che bidoni l’appuntamento di Buzzati”), la studentessa Sofia, l’indefinibile Andrea (“È il suo fisioterapista. Morso di cane, infezione…”), e perfino la suocera Anna che – a causa di alcune cartoline rinvenute - sospetta di tradimento il defunto marito.
La tesi ambigua di fondo è che le occasioni di infedeltà e le distrazioni indotte dalle ossessioni sessuali non necessariamente intaccano un rapporto che si radicalizza nei legami familiari, nella procreazione, financo nella stabilità abitativa e nei relativi impegni finanziari.
Giudizio finale: morboso, nebuloso, incomprimibile.
Bruno Elpis
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