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Cose più grandi di noi
 
Cose più grandi di noi 2019-04-29 15:55:05 Laura V.
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Laura V. Opinione inserita da Laura V.    29 Aprile, 2019
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Anni di piombo

Ha ragione lo scrittore statunitense Joe R. Lansdale quando scrive che Giorgio Scianna “è un maestro nel raccontare storie”. Anche a me, che ancora non conoscevo questo autore di Pavia, sono state sufficienti poche pagine per lasciarmi catturare dalla sua prosa e comprendere di trovarmi di fronte a un grande talento letterario dei nostri giorni.
Prosa decisamente scorrevole e molto accattivante, quella attraverso la quale Scianna dà vita a una trama che ha il merito di catturare il lettore già subito dopo l’incipit. Una scrittura che coinvolge facendo entrare a poco a poco in scena personaggi ottimamente caratterizzati e a cui, come ci si rende conto alla fine del libro, si finisce in un certo qual modo per affezionarsi. A partire da Marghe, la giovane protagonista di queste pagine, sulla cui testa sono cadute all’improvviso cose più grandi di lei, così come, di conseguenza, su tutta la sua famiglia.
Sullo sfondo della Milano dei primi anni Ottanta, città con tante ferite ancora aperte, si svolge la vicenda di Margherita Carpani, “una ragazzina che faceva cose da grandi”, che a diciotto anni ha già precisi ideali e uno sguardo ben attento alla realtà sociale attorno a sé e riflette sul fatto che il numero dei senza tetto per strada sia forse pari a quello delle case sfitte in città; padre medico e madre avvocato, un fratello adolescente, una sorella più grande e una vita come tante nel quartiere San Siro.

“Voleva solo comprendere come si potesse vivere in uno Stato dove lo Stato stesso metteva le bombe, come aveva fatto a Piazza Fontana, e che faceva le cariche contro gli operai delle fabbriche. Se c’era una lotta in corso non prenderne parte era sbagliato, vigliacco e sbagliato.”

Sono ancora i sanguinosi e laceranti anni di piombo, quando la guerra delle Brigate Rosse contro lo Stato viene intaccata dalla legge sui pentiti approvata dal Parlamento e dagli sconti di pena concessi pertanto ai brigatisti collaboratori che, agli occhi degli ex compagni di lotta, diventano senz’appello traditori infami. E tale etichetta, quella di “infame”, appunto, non sarà risparmiata nemmeno alla stessa Marghe dopo la scarcerazione da San Vittore e la riduzione della condanna agli arresti domiciliari ottenuta dissociandosi dal gruppo di appartenenza e fornendo relative informazioni. Era stata arrestata qualche mese prima davanti all’università con l’accusa di favoreggiamento ad attività terroristiche; la partecipazione a una decina di riunioni clandestine nei garage, la stampa di qualche volantino col ciclostile, l’essere sempre stata tenuta all’oscuro delle decisioni dei vertici e nessuna azione violenta compiuta in prima persona danno al suo “curriculum” da brigatista il valore del due di picche, sebbene pure per i fiancheggiatori siano previste pene detentive non certo di lieve entità. Il sofferto percorso interiore della ragazza, prima in carcere e poi tra le quattro mura del piccolo appartamento che il padre ha preso in affitto e predisposto per i suoi arresti domiciliari, è qualcosa di molto complesso e profondo che l’autore è riuscito a far emergere con grande maestria, rendendo nel contempo il personaggio di Marghe, a mio parere, davvero straordinario e indimenticabile. Perché sarà proprio questo suo percorso a indurla a maturare ulteriormente e a farsi carico di responsabilità che, soprattutto alla luce di un fatto improvviso e pericoloso, non potrà eludere.
Straordinaria anche la figura paterna, a tratti quasi commovente, che si prodiga per questa figlia che non si rassegna a perdere in nessun modo e che spesso si mostra fragile ed emotiva, a differenza di quella della moglie che riesce invece a mantenere un atteggiamento più razionale sconfinante in una apparente indifferenza; ma anche quest’ultima, infine, saprà rivelarsi profondamente umana nei propri sentimenti di madre. Particolarmente ben riuscito pure il personaggio di Martino, il fratello minore molto legato a Marghe, che, suo malgrado, da un certo momento in poi si ritroverà al centro di qualcosa capace di tenere il lettore per davvero col fiato sospeso.
Un bellissimo romanzo, un libro che, con delicatezza e coraggio, affronta sia il tema di quella fase di passaggio tra l’adolescenza e l’età adulta sia quello del terrorismo, mostrando come la violenza non sia mai la strada giusta da percorrere per combattere ingiustizie e realizzare grandi ideali, nemmeno negli anni più rivoluzionari della vita.

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Ciao Laura, che bella recensione! Metto in lista anche questo...
Ciao, Chiara!
Ti ringrazio, come sempre! E' stata una gran bella lettura! :)
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