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Sono esseri umani come noi
Ennesima storia di emigrazione, che tenta di smuovere l’indifferenza, l’intolleranza, la xenofobia: raccontando gli orrori delle persecuzioni in atto in territorio africano, le sofferenze di un viaggio nel deserto in condizioni disumane, la permanenza forzata tra gli abusi in Libia, l’alea della traversata mediterranea su un gommone tra terrore e pericoli.
Ciononostante, Le rughe del sorriso sono stampate sul viso della bellissima Sahra, la somala della quale s’innamora Antonio. Il giovane è insegnante di italiano nel centro di accoglienza in una Calabria che, essa stessa, ha un passato di emigrazione (“Mio padre era tornato definitivamente dalla Germania con la sua malattia mortale impressa negli occhi senza luce”). Antonio è disposto a lottare contro i pregiudizi paesani (“Perché sono esseri umani come noi”) pur di rintracciar l’amata quando questa scompare e viola i preconcetti familiari quando decide di unire le sue sorti a quelle di Sahra.
Un’annotazione sullo stile: oramai, da Camilleri in poi, gli scrittori ricercano uno stile personale contaminato dalla parlata locale. Ricerca pregevole, che tuttavia mi fa rimpiangere il romanzo scritto in bell’italiano.
Giudizio finale: umanitario, accogliente, filantropico.
Bruno Elpis
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