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La vita. La morte e le sue sfaccettature
Alain Elkann firma il suo ultimo romanzo: Anita. Il libro, a giudicare da un primo sguardo, sia alla copertina che al titolo parrebbe essere un racconto biografico o una storia d’amore .Non solo, è molto di più. Riflette su svariati e complessi temi: dall’antisemitismo, alla morte, a come conservare la memoria dei nostri cari che non ci sono più, se procedere alla cremazione o alla normale sepoltura in un cimitero o no …
La storia è narrata da Milan, che ha 62 anni, un intellettuale di origine ebrea. E Anita chi è? E’:
“Era una donna che mostrava di rado le sue emozioni e i suoi pensieri perché preferiva nascondersi dietro un sorriso infantile. A volte poteva sembrare scostante, o troppo indaffarata. (…) Era difficile definire se Anita fosse una donna allegra o triste, perché alternava risate molto felici a silenzi distanti.”
L’amore a sessant’anni è diverso, più complicato, meno passionale, più comunione di intenti che passione. E allora? Allora ecco l’importanza del ricordare. Perché ricordare è al contempo riflessione e nostalgia dei tempi passati, dei viaggi, delle amicizie comuni e dei distacchi importanti. E poi è pensiero, soprattutto, sull’al di là, su che cosa è la morte. La morte qui è vista come la scelta di un nuovo spazio da occupare, su cui fermarsi. E allora cremazione o loculo al cimitero. Ma quale cimitero? Parigi o addirittura Gerusalemme? Di questo si interroga a lungo il protagonista narrante in contrapposizione, spesso, alla visione di Anita.
Un romanzo ricco di ironia, sul filo dei ricordi passati, di “vita” intesa come un’incognita in cui nulla si sa, tuto è da scrivere e da gustare. Un lungo racconto intenso e profondo da leggere con passione e riflessione filosofica. Un romanzo tra amore e morte, dove la protagonista femminile, Anita, è il fulcro e simbolo dell’esistenza umana e simbolo perfetto della libertà e della scelta.