Dettagli Recensione
Barlumi e schegge
"Ho scritto soltanto quello che ricordavo. Perciò, se si legge questo libro come una cronaca, si obietterà che presenta infinite lacune. Benchè tratto dalla realtà, penso che si debba leggerlo come se fosse un romanzo: e cioèsenza chiedergli nulla di più, né di meno di quello che può dare un romanzo"...."Questa ...è la storia della mia famiglia.." .
Avvertenze dell' Autrice
Einaudi - Supercoralli 1963 -
La custodia della memoria dei linguaggi di vita quotidiana usati nella famiglia di Natalia Ginzburg è il tema da cui prende avvio questo romanzo autobiografico che concentra maggiormente la narrazione nei venti anni circa che vanno dai primi anni 30 ai primi anni 50 del secolo scorso: è il ricordo dei legami e degli affetti costruiti con i suoi congiunti e con le persone importanti della sua vita. Nella prima parte la famiglia Levi viene osservata da una Natalia bambina e adolescente, ultima di cinque figli (lei arriva dopo Mario, Gino Alberto e Paola, che con genuinità e pacatezza ritrae i caratteri dei propri genitori soprattutto, soffermandosi sull' uso del frasario, degli intercalari e in generale sullo svelamento di una comunicazione domestica che identifica la sua famiglia e la racconta nella intimità dei suoi gesti e dei suoi dialoghi.
Poi, diventata adulta, di questa narrazione la Ginzburg diventa protagonista insieme agli altri, si osserva e si racconta ed ecco che la sua vita di quel tempo si compie: moglie di un antifascista ucciso dalla polizia politica nel carcere di Regina Coeli nel ?43, confino in Abbruzzo, fuga con i piccoli figli, ricongiunzione con la sua famiglia e altro.
"...La guerra, noi pensavamo che avrebbe immediatamente rovesciato o capovolto la vita di tutti. Invece per anni molta gente rimase indisturbata nella sua casa, seguitando a fare quello che aveva fatto sempre. Quando ormai ciascuno pensava che in fondo se l'era cavata con poco e non ci sarebbero stati sconvolgimenti di sorta, né case distrutte né fughe o persecuzioni, di colpo esplosero bombe e mine dovunque e le case crollarono, e le strade furono piene di rovine, di soldati e di profughi. E non c'era più uno che potesse far finta di niente, chiuder gli occhi e tapparsi le orecchie e cacciare la testa sotto al guanciale, non c'era. In Italia fu così la guerra".( pag 147 )
Il padre Giuseppe Levi, antifascista, docente di anatomia, scienziato e professore di tre fututi premi Nobel ed ebreo, Natalia ce lo presenta con il suo carattere dispotico, ipercritico ed incine alla collera, dotato di voce potentemente tonante: "....Non fate malagrazie!.....non fate sbrodeghezzi, non fate potacci....Voialtri non sapete stare a tavola. Non siete gente da portare nei loghi....Che asini che siete!.... dite sempre sempiezze!" , "Come è che hai preso trenta? Come è che non ha preso trenta e lode?" e se Gino, il figlio, aveva preso trenta e lode diceva "Uh, ma era un esame facile". Le amiche della moglie erano , nel suo linguaggio, le babe, signore che venivano a socializzare in casa, e che spesso lui in prossimità dell'ora di cena terrorizzava urlando con la sua voce possente: "Lidia, Lidia! Sono andate via tutte quelle babe?Non ti sei stufata di babare? Non ti sei stufata di ciaciare?" Tuttavia sempre preoccupato per il futuro dei figli e delle loro frequentazioni e fiero di aver allevato ragazzi con sani principi.
La madre Lidia Tanzi, cattolica, frequentatrice di cinematografo e teatro, possedeva invece un carattere estroverso, lieto, sereno e intimamente gioioso: " Le rose Lidia! Le violette Lidia! " rifaceva il verso alla sua amica che la citava in continuazione. Ma anch'essa si autocitva " oh povera Lidia!...che caldo Lidia!, ...che musi Lidia!....ecco Maria Temporala!..". Maria Temporala era il nome assegnato a Natalia quando era di cattivo umore. Accanto ai venti anni circa di ricordi del lessico di famiglia c'è anche il resoconto (sempre mediato dalla memoria dell'autrice e non da documenti o archivi), dell'avvento di grandi fatti storici come il fascismo e le leggi razziali, la guerra e l'occupazione tedesca, la Resistenza e la Liberazione e di come questi fatti abbiano coinvolto e reso protagonisti tutti i componenti della famiglia Levi-Ginzburg come di altre famiglie e personalità note nella storia dell'antifascismo del nostro paese e citate nel romanzo. Quindi, nel romanzo, due i piani che si liberano e si intersecano: quello privato-familiare e a fianco ad esso quello collettivo-politico ma sempre volutamente in una visione di insieme che muove da uno sguardo privato, domestico, spesso, dalle abitazioni torinesi e a volte da quel Corso re Umberto dove nei vari segmenti di tempo del romanzo passeggiano, si incontrano e reincontrano persone che occuperanno, loro malgrado, un posto di primo piano nella storia di quel periodo ed oltre.
L'autrice narra le enormi e tragiche vicende con stile frugale, umile, minuzioso e senza eccessi, riuscendo sempre a circostanziare gli eventi in modo utile e coerente all' idea primaria voluta e che sta al fondo della sua biografia familiare cioè un romanzo filtrato dal suo personale ricordo.
"Il mondo, appariva dopo la guerra enorme, inconoscibile e senza confini. Mia madre tuttavia riprese ad abitarlo come meglio poteva. Riprese ad abitarlo con lietezza....Il suo animo non sapeva invecchiare e non conobbe mai la vecchiaia, che è starsene ripiegati in disparte piangendo lo sfacelo del passato. Mia madre guardò lo sfacelo del passato senza lagrime, senza mai portarne il lutto." pag 164
Così e ancora, sfogliando le pagine, vediamo avanzare e presentarsi, parenti amici conoscenti, personaggi illustri e sodali, appartenenti o meno alla comunità ebraica, colti nelle loro qualità umane e definiti con vocabolario familiare, nei loro temperamenti e dubbi, limiti e certezze, si chiamino essi Olivetti, Einaudi o Pavese e siano essi insigni scienziati, avvocati, scrittori, editori, balie o ciarliere sartine.
"....nel corso della mia infanzia e adolescenza mi proponevo sempre di scrivere un libro che raccontasse delle persone che vivevano, allora, intorno a me. Questo è, in parte, quel libro: ma solo in parte, perchè la memoria è labile, e perchè i libri tratti dalla realtà non sono spesso che esili barlumi e schegge di ciò che abbiamo udito e visto".
Lettura e ascolto molto intensi: lei sembra starti accanto che racconta con la sua voce, prima di bambina poi di donna. Pare quasi non volerti disturbare o imbarazzare con i suoi complessi problemi di ragazza ebrea vissuta nel periodo fascista e allora ti conforta mettendoti al corrente, senza che te lo aspetti, di aneddoti su fratelli e parenti narrandoli sottovoce con garbo e anche ironia per mitigare il dispiacere di lei che scrive e anche di me che leggo. In qualche passaggio mi pareva di ascoltare mia nonna e mia madre private a lungo anch'esse dell' affetto di un loro congiunto, e rifletto dunque di come il ricordo si fa racconto e di come questo a sua volta possa sollecitare una riflessione sull' essere figli del proprio tempo.
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Ho partecipato alla presentazione della Corsara, ne abbiamo fatto una lettura condivisa in una biblioteca qui a Roma- Ti confesso che ne sono stata coinvolta visceralmente. anche perchè una storia familiare che si interseca con quella di Natalia o meglio con quella del suo primo marito Leone Ginzburg.Si una miniera di informazioni su decenni di storia italiana antifascista.
grazie un caro saluto
Ho partecipato alla presentazione della Corsara, ne abbiamo fatto una lettura condivisa in una biblioteca qui a Roma- Ti confesso che ne sono stata coinvolta visceralmente. anche perchè una storia familiare che si interseca con quella di Natalia o meglio con quella del suo primo marito Leone Ginzburg.Si una miniera di informazioni su decenni di storia italiana antifascista.
grazie un caro saluto
Scusa, m'era sfuggito.
un caro saluto
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Ti segnalo la biografia della Ginzburg, uscita recentemente : "La corsara ..." : una miniera di informazioni, benché con qualche pettegolezzo.