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Mah
Non mi convince Pereira. Certo è un libro fresco, interessante, scritto in modo originale seguendo quasi uno schema in cui le parole chiave si ripetono all'interno delle frasi, le frasi si ripetono all'interno dei capitoli e le stesse parole troncano subito qualsiasi slancio immaginario o memorie involontarie del personaggio perché "non centrano nulla con la storia che il libro si propone di narrare". Quest'ultima cosa, ovviamente voluta se no non avrebbe accennato a quei germi di fantasie e emozioni personali rispecchia l'idea stessa del libro: no alle idee e alle opinioni personali che vanno in contrasto con il regime salazarista, l'io non conta più nulla nell'estate del '38, no alla propria identità.
Una cosa è certa: Pereira, giornalista appassionato di letteratura, pingue e buffo, buono e riservato, riuscirà a conquistare le simpatie del lettore e si assisterà a un suo cambiamento che comporterà anche le relative sue azioni. Perché non mi convince allora? Diciamo che ho letto libri ben più intensi sull'argomento dei regimi bui alla vigilia e durante la seconda guerra mondiale e a confronto questo è una passeggiata di salute. E' anche vero che in questo libro descrive gli inizi di questo regime e magari per quello lo trovo più blando, non so ma nel complesso, pur riconoscendo che ne vale la pena leggerlo mi lascia una sensazione di incompletezza.
Ambientato a Lisbona, tra colori, caffè letterari e brezze marine, dove l'accenno a Pessoa e altri grandi scrittori non manca, è un libro che si fa leggere velocemente e con piacere, senza però essere un capolavoro.
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