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IL GIARDINO DEL TEMPO SOSPESO
Era da tempo che desideravo leggere questo libro. “Il giardino dei Finzi-Contini“ di Giorgio Bassani. Non è facile scrivere una recensione che non dica cose trite e ritrite su questo libro, perché, effettivamente è veramente un bellissimo romanzo e la sua fama è ben meritata. La mia recensione quindi è positiva ed entusiasta.
Il libro non è troppo lungo, né troppo corto. La scrittura è fluida, piacevole e raffinata con punte di lirismo. Frequenti i termini in lingua straniera, inglese, francese, ebraica.
La storia si struttura in maniera armonica, è un classico da gustare, sebbene all’inizio ci si senta un po’ spaesati, poiché l’ambientazione é un po’cupa: ci si sposta da un cimitero etrusco ad uno ebraico.
Ma è solo l’inizio. Il cimitero serve al Bassani per agganciarsi al ricordo della famiglia Finzi-Contini, al signor Ermanno, alla signora Olga, ad Alberto e Micol Finzi- Contini, questa altolocata famiglia ebraica ferrarese apparentemente sussiegosa ed appartata, che accoglierà nel suo giardino i giovani ebrei (tra cui l’io narrante, di cui ignoriamo il nome) esclusi dal circolo del tennis, dalle biblioteche, dalle associazioni ricreative della città, in seguito alle leggi razziali.
Il romanzo si ambienta nella Ferrara degli anni Trenta, a ridosso della seconda guerra mondiale, in pieno fascismo ed antisemitismo. La storia non è altro che la narrazione di eventi lontani nel tempo, siamo negli anni ‘60 (il libro è stato pubblicato nel 1962) e gli eventi ricordati risalgono all’autunno del 1938 fino all’estate dell’anno successivo. Sembra quasi che la voce narrante senta il bisogno di ripercorrere, con una maturità, una consapevolezze nuova l’inizio, lo sviluppo e la fine del suo giovanile, ma non per questo meno forte e appassionato, amore per l’affascinante Micól.
Un amore che sboccia proprio nei pressi di questo giardino magnifico, lungo le mura dove il protagonista, amareggiato per essere stato rimandato in matematica, si era fermato in solitudine con la sua bicicletta . Micol bambina, si era affacciata dall’alto di quel muro e lo aveva chiamato chiedendogli cosa avesse. Dieci anni più tardi la incontra di nuovo: quella bambina adesso è una bellissima ragazza che sta per laurearsi a Venezia. Lo stesso protagonista è prossimo alla laurea in lettere a Bologna.
A questo punto è lecito chiedersi: ma il romanzo è autobiografico? Lo stesso Bassani , era di origini ebraiche e si era laureato in Lettere all’Università di Bologna, amava il tennis, era stato imprigionato nel 1943 perché aveva insegnato clandestinamente in scuole ebraiche. I punti di contatto con la biografia di Giorgio Bassani sono veramente tantissimi, però...sembra che il protagonista di questa storia sia stato un certo Silvio Magrini, come si è scoperto di recente da certi documenti ed è stato dichiarato dallo stesso Bassani. Si tratta di un romanzo ispirato ad una storia reale, ad un amore reale non appagato.
Con questa mia recensione non voglio togliervi il gusto di conoscere la trama, che troverete ricca, ma mai noiosa e dispersiva . Tanti gli spunti di riflessione sull’arte (Morandi, in particolare), sulle idee politiche del tempo, sulla letteratura. Finirete con l’amare i personaggi: Malnate, l’amico comunista della famiglia Finzi Contini, Micól, una delle figure femminili più enigmatiche e affascinanti della nostra letteratura, finanche l’anziano servitore Perotti, attaccato ostinatamente alla famiglia presso cui ha dedicato la vita e ai ricordi di casa. Mostrando la vecchia carrozza al giovane amico, Micól dice divertita:
“Perotti per questa carrozza ha una vera mania,” continuò amaramente, “ed è soprattutto per far piacere a lui (odia e disprezza le automobili: non puoi credere fino a che punto!) se di tanto in tanto gli diamo da portare a spasso la nonna su e giù per i viali. Ogni dieci, quindici giorni viene qua con secchi d’acqua, spugne, pelli di daino, battipanni: ed ecco spiegato il miracolo, ecco perché la carrozza, meglio se vista tra il lusco e il brusco, riesce tuttora a darla abbastanza da bere.”
Amerete il giardino di questa magnifica casa, i cui alberi secolari vengono descritti da Micól con tono affettuoso, quasi fossero persone degne di rispetto e venerazione. Proprio in questo giardino, dicevo all’inizio, nasce e si sviluppa questa passione tenace che brucia il cuore dell’io narrante verso la sfuggente Micól. Sembra decisamente un amore a senso unico, anche se la ragazza confessa che da bambina aveva avuto per lui uno “struscio”, una cotta. Perché quest’amore non è ricambiato adesso? C’è un altro? Non lo sappiamo e non lo sapremo mai, perché di lì a poco si scatenerà l’inferno da cui non si salverà nessuno della famiglia Finzi-Contini e l’ultima immagine bella che abbiamo è quella di Micól che, nel ricordo del narratore
“ ... quasi presaga della prossima fine, sua e di tutti i suoi, Micòl ripeteva di continuo anche a Malnate che a lei del suo futuro democratico e sociale non gliene importava un fico, che il futuro, in sé, lei lo abborriva, ad esso preferendo di gran lunga “le vierge, le vivace et le bel aujourd’hui”, e il passato, ancora di più, “il caro, il dolce, il pio passato”.
Un passato che non deve essere dimenticato.
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Commenti
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Sull'aspetto 'autobiografico' , penso che ogni romanzo di livello alto lo sia un po' : per rendere autentici personaggi, sentimenti, situazioni... l'autore deve sentirli, deve trovare in sé la necessità di esprimerli.
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