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Una ragazza ferita. Una rinascita duplice.
Valeria Parrella, è nata nel 1974, e vive a Napoli. Ha esordito con la raccolta di Racconti Mosca più balena. E poi ha pubblicato: Lo spazio bianco, Tre terzi, Lettera di dimissioni, Tempo di imparare, Ma quale amore, Troppa importanza all’amore, e Enciclopedia della donna. Aggiornamento. Ora pubblica con la casa editrice Einaudi: Almarina. Un romanzo intenso e profondo, toccante, che parla di dolore e di rinascita, del risorgere dopo grandi momenti difficili e traumatici. E di come questa risalita stessa sia sempre e comunque irta di ulteriori difficoltà ed ostacoli.
La protagonista di questa storia si chiama Elisabetta Maiorano, ha cinquanta anni, ed è una insegnante di matematica. Ma svolge il suo lavoro in un luogo particolare: nel carcere minorile di Nisida, un’isola del Mediterraneo:
“Nisida è un carcere minorile, le avessi scavate con le mie mani le strade di tufo che fanno arrampicare su la macchina. Come se mi stessero facendo un favore.”
Un luogo dove vigono leggi ferree che lo differenziano dalla normale comunità, per cui:
“Per oltrepassare il cancello grande si deve bussare a un campanello, il campanello sta a dieci passi piccoli dalla guardia che mi ha controllato i documenti. (…) C’è, in questa prassi, tra il casotto delle guardie e quel cancello, un’atmosfera diversa di ossigeno rarefatto. “
Gli abitanti di questo carcere sono giovani adolescenti minorenni, con vita e trascorsi passati che li hanno segnati in profondità, e che cercano affannosamente di costruirsi una vita. Magari differente da quella vissuta finora. Ma il percorso è lungo, e irto di impedimenti. Gli insegnanti, inoltre, devono porsi nei loro confronti con un certo distacco, per non farsi travolgere e perdere di obiettività. Un giorno, però, giunge ospite una giovane persona di nome Almarina:
“Oggi a lezione c’è una ragazza nuova. (…) Ci dice che ha sedici anni, che è una rumena (o quello che ne resta, dopo che il padre la violentò e la rovinò di mazzate). Non riesce a farsi capace che quella vita che ricorda sia la stessa che mena ora: la morte della madre, la perdita del fratello, non vedere mai più i boschi neri, la neve. (…) Almarina sa che quello che non è presente alla vista non esiste più.”
Per la vedova cinquantenne Elisabetta, Almarina, appare come una figlia mancata e il suo futuro tutto da costruire. Insieme. Ma….
Un libro ricco di poesia, che racconta, con uno stile ricco di fascino, e molto colto, una quasi “storia di amore”. Una storia di vuoti, di perdite, di cadute, e di tanto tanto dolore, ma anche di rinascita e di superamento. Una lettura che travolge e coinvolge in un turbinio di emozioni e di sentimento, con rara maestria e capacità. Notevolmente coinvolgente, ricco di sensibilità e di introspezione.
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