Dettagli Recensione
Le 6:16...per sempre
Oh Ida, Ida, Ida...
Ida che è rimasta bloccata, ferma alle 6:16 di una mattina dei suoi 13 anni.
Ida che non è mai cresciuta.
Ida che non ha mai superato la perdita del padre, facendone un'ossessione.
Ida che, forse, non ha mai perdonato sua madre per non essere morta di dolore.
Ida che non ha mai perdonato se stessa per non essere riuscita a salvarlo, per non averlo saputo trattenere, per non essere stata abbastanza importante...
"Non vuoi sapere che sono diventata grande, non ti interessa?, chiedevo, e nessuno rispondeva".
Suo padre non è morto, non ha lasciato una tomba su cui piangere, non ha detto loro neanche una parola...è solo andato via, in compagnia della sua depressione, senza fare più ritorno.
Via da lei, da sua moglie, dalla loro casa, dai suoi libri, dalla sua vita che non voleva più.
E loro due, mamma e figlia, non sapendo come riparare quel dolore, hanno deciso di "abitarlo"...non parlandone più, non pronunciando più il suo nome, evitando di creare una tomba fatta di parole e di pianti, e riuscendo, in questo modo, a far sì che la sua bara fosse dappertutto.
Ida ha fatto della "mancanza" la sua galera, barricandosi nella paura e negandosi la possibilità di essere libera, schiava di un'unica immagine ricorrente: un uomo, una sveglia ferma, una cravatta, una bava di dentifricio sul lavandino...
Fino al giorno in cui, per mezzo di un ragazzo, per mezzo di un altro dolore, un dolore estraneo ed ingiusto, non riuscirà a piangere tutto quello che non ha mai pianto, a dire addio a ciò che aveva segretamente custodito per ventitré anni...e a far spostare la lancetta di un minuto.
Le 6:17...finalmente.
Un libro che ho sentito nella testa e nella pancia.
È stato un viaggio intenso, un viaggio all'interno di un dolore non mio, un dolore che non conosco, ma di cui ho sentito il peso.
Chapeau.