Dettagli Recensione
Un acciaio pieno di ruggine
Piombino, palazzoni polverosi e roventi d’estate, così come roventi sono i pomeriggi di lavoro nell’industria siderurgica Lucchini, in cui già lavorano i quindicenni. Nelle case, lugubri e caldissime, le ragazzine restano incinte adolescenti mentre alcuni loro padri, se non sono sbronzi, abbandonano la famiglia nelle difficoltà. Niente scuola: si lavora e basta, fino al sabato in discoteca e nei locali a luci rosse. Certo, non un bel posto in cui vivere. Le due protagoniste sono le bellone del quartiere che sognano una vita a colori, ben difficile trovare tra gli altoforni della Lucchini. La storia racconta i loro amori, le liti, le rivalità nei vari gruppi di adolescenti, i molti problemi in famiglia (psicologici, economici, relazionali…) e le violenze tra le mura domestiche: praticamente, una costante nelle famiglie di via Stalingrado. Ma in questo substrato, di certo, la Avallone poteva intrecciare un libro migliore. Le varie storie si sovrappongono e si intrecciano senza suscitare niente di che, ripercorrendo le storielle insipide in stile Moccia. La storia prosegue con vicende parallele: una casalinga picchiata, un losco giro di frodi, ragazzi sbandati sospesi tra vuoti amori adolescenziali. Già a metà libro mi sono annoiato e mi sono imposto di proseguire (concludo sempre i libri che leggo!) anche perché il libro è stato pluripremiato, sfiorando anche il Premio Strega. E ho pensato: ma solo io non ci trovo nulla di speciale? Il rapporto tra le due amiche si logora, poi si riallaccia, poi muta ancora: ma l’interesse del lettore, ormai, è lontano anni luce dalla trama.
Lo stile è semplice, anche troppo. La trama banalizza tutto: il tema degli infortuni sul lavoro, l’11 settembre, la violenza sulle donne… gli stessi personaggi sono tratteggiati psicologicamente in modo superficiale, alcuni ne escono delineati come una somma di stereotipi. Il linguaggio, talvolta, è improprio e quasi fastidioso. Il finale, banale, è un non-finale che sembra possa anticipare un sequel: in caso fosse, so che eviterò di leggerlo!
In 3 parole: deludente e sopravvalutato.
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