Dettagli Recensione
un rifugio devastante
Il cuore e la tenebra è l’ultimo romanzo di Giuseppe Culicchia. Un romanzo del tutto differente dai suoi precedenti. Un testo corposo, che induce alla riflessione intrinsecamente difficile e complicata. Apre scenari e domande di grande spessore narrativo. Penso che nulla renda meglio l’idea di questo testo, se non le parole stesse dell’autore in una nota a calce:
“Il cuore e la tenebra è la storia di un uomo che, non tollerando più il suo presente e non vedendo più alcun futuro, sceglie di rifugiarsi nel passato. Ma non in un passato per così dire di comodo. (…) no: lui sceglie il cuore di tenebra dell’Europa. Da artista e uomo di spettacolo, resta affascinato dallo “spettacolo”messo in scena da Hitler. Vedi Joseph Conrad in Cuore di tenebra. (…) Incapace di liberarsi dal senso di colpa che lo attanaglia dopo aver distrutto la sua famiglia, Federico Rallo si fa carico di una colpa ancora più grande. E’ il suo modo di chiedere perdono.”.
Dunque la storia di un figlio, Giulio, che apprende della morte del proprio padre a Berlino. Il suo non è un padre qualsiasi: famoso direttore d’orchestra, dopo aver vissuto per molti anni a Milano, si trasferisce a Berlino, in seguito alla nomina di direttore della Filarmonica. Ossessionato, però, da una perfetta idea di esecuzione della Nona Sinfonia diretta da Furtwangler nel 1942 per il compleanno di Hitler, costringe gli orchestrali a prove indicibili per ripeterla identica. Fino a quando la successiva rivolta lo costringe al licenziamento. Da lì in poi la rivalutazione del nazismo diventa, per lui, una:
“non tanto come dottrina ma come …. Concezione dell’esistenza.”
Per Giulio un travaglio incomprensibile, una dispersione nel nulla che non comprende e che lo sconvolge. Si rende conto di non aver mai conosciuto a fondo il proprio padre E’ smarrito e quando apre il suo computer si trova davanti a file terribili:
“Apro il Mac .Lo schermo si illumina. Sullo schermo, tutto nero, leggo una frase: WIR KAPITULIEREN NICHT, NIEMALS. Noi non capitoleremo, mai. Poi ai quattro angoli dello schermo, quattro cartelle. La prima è intitolata NAZI. La seconda WORK. La terza FUN. La quarta KINDER. Ovvero …. BAMBINI. Oh mio dio. Vengo attraversato da un pensiero terribile”.
Una discesa negli inferi per comprendere. O forse no. Infatti:
“Fu quello l’istante in cui l’incanto del mondo si spezzò. (…) E come se continuando a leggere ciò che hai scritto mi inoltrassi nel tuo cuore di tenebra.”
Un romanzo che narra di una fuga. Una fuga:
“Da una realtà che non sopportavi più. Ti sei, cioè, ti eri come rifugiato nel Terzo Reich. Aggrappandoti al nazismo. Santo cielo. Per aggrapparsi al nazismo uno deve stare male, molto male.”
Un libro che mi è molto piaciuto. Non è il solito, ironico, Culicchia a cui siamo abituati, ha una profondità di essere e di esistenza al di fuori del comune. Una lettura per certi versi sconvolgenti per il suo intrinseco contenuto, una prosa diretta e colta. Un testo che affronta con sapienza narrativa svariati temi importanti: quali la disgregazione della famiglia,l’amore per i figli, la morte e il distacco, ma anche:
“l’impossibilità di fare davvero i conti con la nostra finitezza, l’egoismo insito nella nostra stessa natura, il ritorno vero o presunto di ideologie che hanno segnato il Novecento, la linea d’ombra che separa il Bene dal Male.”
Un romanzo emozionante, che riflette sulle grandi ideologie, appunto, sul “trionfo della volontà” sull’essere cittadini del mondo. Un mondo infinito per un uomo finito e forse anche miserabile, ma dotato di una essenza unica e totalizzante: il cuore.