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Fedra se ne va
 
Fedra se ne va 2019-03-17 16:07:47 sonia fascendini
Voto medio 
 
2.0
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    17 Marzo, 2019
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Stereotipi

Mi incuriosiva leggere qualcosa uscito da una Lara Cardella più matura di quella che ha sfornato il successo editoriale di "volevo i pantaloni". In realtà sono rimasta piuttosto perplessa da questo romanzo, allo stesso modo in cui avevo avuto delle riserve sul primo. E' vero che ci riferiamo a volumi di parecchi anni fa: questo è uscito nel 1992. Però mi sembra comunque che la Cardella giochi molto con gli stereotipi, scegliendo,anche quelli peggiori. L'immagine che dà dei protagonisti mi sembra potrebbe adattarsi ai primi del novecento, ma non a secolo inoltrato. Sono consapevole che i paesini di provincia ancora oggi sia al sud che al nord faticano ad accettare comportamenti liberali, ma qui esageriamo. Uno dei pilastri principali è quello del classico padre-padrone, che caccia di casa il figlio quando scopre che è omosessuale, alla morte della moglie si prende in casa una cognata innamorata di lui, della quale si approfitta facendole crescere il figlio e tenendola a disposizione come una serva. Naturalmente, per evitare che le malelingue insinuino che esista un rapporto di altro tipo dispensa in giro nel modo più evidente possibile favori sessuali a qualunque donna si renda disponibile. Infine si sposa con la classica bella e ingenua, nonché afflitta da qualche turba mentale, ma ottima come bambolina di porcellana da esporre sul davanzale della finestra perché tutti la vedano e lo ammirino. Il contorno è sulla stessa linea: il figlio omosessuale non può che essere anche sessualmente disinvolto e sfacciato nell'ostentarla di fronte a persone non pronte ad accettarla. Infine, tanto per non farsi mancare nulla si rifugia in una relazione tormentata che gli fa conoscere le gioie della droga. Lascio in sospeso il finale, che in effetti non ero quello che mi aspettavo, ma che mi sembra si adatti bene allo stereotipo di donna siciliana succube e "muta". Modello di donna che incarna perfettamente anche la cognata.
Anche lo stile del romanzo mi è piaciuto poco. La Cardella si è inventata l'addetta a un centro di recupero, che ha deciso di indagare per conoscere questa famiglia e le opinioni di ognuno di loro. Interessante sentire il punto di vista di tutti, ma forse avrebbe potuto usare un linguaggio meno contorto. soprattutto nei rimi capitoli ho fatto fatica a capire dove voleva andare parare e in alcune pagine di chi stava parlando.

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