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Ferdinando e Patrizia
Ferdinando e Patrizia sono una coppia di mezza età che vive a Genova. Non hanno figli, hanno sempre trascorso la loro esistenza insieme mandando avanti una rosticceria. La loro vita quotidiana scorre tranquilla, fra ritmi ed abitudini ormai consolidati e rassicuranti: nessuno dei due vuole cambiare, nessuno dei due cerca l'evoluzione e la trasformazione, sono felici nella loro immobilità. Inaspettatamente però, Ferdinando, per il suo cinquantesimo compleanno vuole un farsi un regalo insolito, vuole chiudere la rosticceria per un paio di giorni ed andare via, concedersi un viaggio. Patrizia non è d'accordo, all'inizio oppone qualche resistenza, poi acconsente. Decidono di andare a Milano, una destinazione forse un po' banale e facilmente raggiungibile, ma dove entrambi non sono mai stati. Così, litigando un po' perché Patrizia ha paura che questa gita possa cambiarli in qualche modo, partono ed arrivano a Milano. Si chiude così la prima parte del romanzo.
Non è difficile immaginare che in quei due giorni succederà qualcosa di sconvolgente (non è difficile anche perché viene tranquillamente spoilerato nella quarta di copertina, impedendo al lettore anche di poter provare quel minimo piacere prodotto da un po' di suspense) e Ferdinando si ritroverà da solo e dovrà prendere atto in modo traumatico e violento che nessuna esistenza può ripetersi sempre uguale a se stessa senza ammettere il cambiamento.
Questo romanzo sinceramente non mi è piaciuto, lo ammetto subito e senza nascondere una certa delusione. Ne avevo sentito parlare benissimo infatti, come di un testo di alta letteratura, di un autore che si discosta dai poveri scrittori italiani contemporanei che scrivono per lo più robetta per vendere, per scrivere romanzi di indiscussa qualità letteraria. Ed infatti non voglio assolutamente smentire tutto ciò, il libro è molto originale, strano. La prosa di Vaccari è sicuramente di qualità, nel senso che usa un registro alto, scrive delle descrizioni che lasciano letteralmente senza fiato: direi che ha uno stile barocco. Purtroppo a me personalmente non piace. Ho faticato nella prima parte a leggere pagine e pagine di inutili descrizioni delle pietanze della rosticceria, pagine e pagine di descrizioni del quartiere Marassi di Genova: va bene, l'autore sa scrivere, mi ripetevo. Ma noi poveri lettori dobbiamo subire tutta questa noia? Solo per dire di avere dei gusti letterari raffinati e di qualità? Come dicevo prima, non fa per me.
Nella seconda parte il testo diventa ancora più difficile da leggere, con delle incursioni (che ammetto di non aver molto capito) nel distopico, ma non troppo. Fino ad un finale assurdo e inaspettato.
Si tratta senza dubbio di un romanzo particolare, scritto in modo altisonante e ridondante, che non si lascia definire in modo schematico, insolito e singolare. Per me lo è stato troppo.
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