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Perfetto fino a 3/4 ...poi il finale
Di Alessandro Piperno ho letto qualsiasi cosa mi sia capitata e sempre, sempre, la sua scrittura mi ha catturato.
Penso che se fosse americano sarebbe più famoso di Jonathan Safran Foer, autore considerato a ragione uno dei giovani scrittori mondiali più promettenti. Con Foer, oltre ad una scrittura precisa, esatta, direttamente incuneata nelle emozioni dei protagonisti, Alessandro Piperno condivide le origini ebraiche e quello che, fino ad oggi, è stato un punto di forza, in questo romanzo si trasforma in una pecca.
Il romanzo è la storia di due famiglie romane di origini ebree al giorno d'oggi. Una Roma "lupa" che accoglie.
Il romanzo è perfetto fino a quasi la fine
Poi il finale è “fuori contesto”.
Anzi a dir meglio, probabilmente, il finale è una reazione ai fatti di Parigi del novembre 2015 e le radici ebree dell’autore hanno avuto il sopravvento. La paura domina la fine del libro. Ed è un peccato perché la paura non è buona amica degli scrittori, non quella che fa finire in fretta un romanzo che aveva grandi prospettive.
Quindi a parte il finale, mi sento di consigliarlo a coloro che i libri li lasciano a metà o a 3/4 di lettura.
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