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Il contesto
 
Il contesto 2019-02-04 10:36:19 Valerio91
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    04 Febbraio, 2019
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Gli ingiusti al potere

Sono sempre restio nel cominciare letture di autori italiani. Che ci posso fare, il trauma che mi porto dietro dai tempi della scuola fa fatica a dileguarsi del tutto. Sì, perché i professori di italiano hanno una capacità invidiabile, nello scegliere testi da far leggere ai ragazzi per fargli avere un'idea malsana della letteratura (soprattutto italiana). Per fortuna, lentamente sto scoprendo autori nostrani che meritano apprezzamento e, dopo la scoperta di Calvino, ora ho scoperto Leonardo Sciascia.
Il suo stile è indubbiamente unico e si potrebbe distinguere tra mille, anche se in certi tratti può risultare ostico per i periodi molto lunghi, pieni di virgole e spesso contorti. Tuttavia, tirando le somme, devo dire che è uno stile che ho apprezzato.
"Il contesto" è un libro particolare, che vuole mandare il lettore in confusione. Sì, avete capito bene: è una cosa esplicitamente voluta dall'autore per rendere l'idea del contesto (ma tu guarda un po' il caso) piuttosto confusionario in cui l'Italia si trovava, nel momento in cui questo libro è stato messo su carta. L'autore ci riesce egregiamente, tenendo il lettore appeso tra supposizioni, false certezze, verità inconfessabili e imperscrutabili. Lo stesso finale rimane aperto a interpretazione; un'interpretazione che non è mai stata data ufficialmente.
Oltretutto, i personaggi disegnati da Sciascia hanno un carattere forte, una propria visione del mondo e delle cose che risulta molto chiara al lettore. Oltretutto, la cosa che rende il tutto più interessante è l'interazione che ci sarà tra i vari protagonisti, che daranno vita a dialoghi memorabili; come ad esempio quello tra il nostro protagonista, l'ispettore Rogas, e il presidente della Corte Suprema.

L'evento che dà il via alla storia è l'assassinio del procuratore Varga, solo il primo di una serie di omicidi di magistrati e giudici. Per risolvere il mistero verrà chiamato il famoso ispettore Rogas, poliziotto molto abile sul lavoro e che si porta dietro la fama di "letterato". Le indagini di Rogas lo porteranno sulle tracce di uomini condannati ingiustamente dai giudici assassinati, fino a indicargli come possibile colpevole un farmacista di nome Cres, incastrato dalla moglie e condannato a passare cinque anni in carcere per tentato omicidio. Un uomo innocente trasformato in carnefice dall'ingranaggio imperfetto della giustizia.
Molto presto, nelle indagini si inseriscono forze molto più potenti di un semplice ispettore di polizia, rivelando una strana situazione in cui si percepisce l'idea di un complotto, orchestrato da persone molto influenti e su scala nazionale, per mantenere il potere.
Rogas comincerà a interrogarsi su chi sono i buoni, chi i cattivi, e in base alla propria visione del mondo si muoverà in un contesto che si fa di momento in momento più pericoloso, anche per lui.

"E da questi quattro casi, che non lo interessavano direttamente, che non si situavano sulla linea della sua investigazione in quanto non coinvolgevano la malafede dei giudici ma, se mai, quella della polizia o dei testimoni, trasse la convinzione di quanto non fosse difficile, in fondo, distinguere anche sulle morte carte, nelle morte parole, la verità dalla menzogna; e che un qualsiasi fatto, una volta fermato nella parola scritta, ripetesse il problema che i professori ritengono s'appartenga soltanto all'arte, alla poesia."

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Commenti

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Valerio, penso che fra gli autori della passata generazione possa trovare veramente grandi autori. Hai sperimentato Calvino, ora stai scoprendo Sciascia. Ci sono altre perle imperdibili come Bassani, Tabucchi di "Sostiene Pereira", Lalla Romano di "Nei mari estremi" e di quasi tutti gli altri suoi libri che, assieme, compongono un grande affresco...
Purtroppo mi è molto difficile trovare qualcosa di equivalente negli autori italiani di oggi. Che cosa ne pensi?
In risposta ad un precedente commento
Valerio91
06 Febbraio, 2019
Ultimo aggiornamento:
06 Febbraio, 2019
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Ciao Emilio, non posso essere che d'accordo con te e ti dirò, credo che la passata generazione di scrittori italiani sia stata tra le migliori (se non la migliore) in assoluto. Rimanendo sempre nel contesto italiano, ovviamente.
Io non sono un gran lettore di autori nostrani, tantomeno contemporanei, ma devo dire che tra quello che ho letto c'è davvero poco che valga la pena. "Le otto montagne" di Cognetti l'unico libro degno di nota, insieme a "Novecento" di Baricco. Temo che in Italia ci si concentri di più sullo scrivere cose a largo consumo, che possano vendere tanto; dunque non c'è da stupirsi se i libri di Alessandro D'avenia e Fabio Volo siano dei crack, nelle classifiche italiane. All'estero invece (soprattutto negli Stati Uniti), gli scrittori "veri" sopravvivono e sono molto più in vista: vedi McCarthy e Ishiguro; Paul Auster e fino a poco tempo fa Philip Roth. Giusto per citarne alcuni.
Gli autori bravi ci sono sicuramente anche qui da noi, ma triste a dirsi fanno una fatica enorme a farsi notare...

Vale.
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