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Tre ballerini di foxtrot in cerca d'autore
Stanford-le-Hope, 10 Novembre 1897.
Il polacco Joseph Conrad, ufficiale di marina britannica in una vita precedente, è uno scrittore di genere affermato in Inghilterra, ma non riesce a far decollare definitivamente la sua carriera. La sua nuova opera 'Il ritorno' vede come protagonista Alvan Hervey e la moglie, che prima lo lascia con una fredda lettera e poi, pentita, ritorna dal marito e tenta il ricongiungimento coniugale: un romanzo di stampo socio-psicologico che, tuttavia, zoppica da più lati, e che le consulenze della moglie Jessie, della governante Fanny e degli amici più cari (fra cui Henry James) faticano nel fornirgli lo spunto decisivo per completarlo al meglio. Spunto decisivo che, nel mezzo di una vera e propria crisi creativa, Joseph potrebbe trovare proprio grazie a uno strano mistero che ha recentemente sconvolto il paesino dell'Essex: la sparizione di Alice Ticknor.
Joseph e Jessie li ritroviamo, poi, poco più di un secolo dopo a Milano: è il 10 Novembre 2017, e i due coniugi sono i protagonisti di un lungometraggio che sta mettendo in crisi Agnese Battisti, talentuosa film-maker. Lo scoramento per il progetto ancora in alto mare sfocia in una decisione drastica: rompere la relazione quinquennale con il convivente Leo, architetto senza spina dorsale e sempre vissuto all'ombra dei riflettori puntati su di lei. Il modus operandi non cambia: Agnese lascia un biglietto d'addio e va via di casa, ma, a metà strada, si pente e decide di tornare indietro. Riuscirà a rincasare prima di Leo e a distruggere la lettera incriminata?
Siamo di fronte a un (meta)romanzo che ruota totalmente attorno all'animo umano e alle sue poliedriche ed eclettiche sfaccettature: un vorticoso andirivieni composto da tre storie legate reciprocamente e che vogliono rendere indissolubile il rapporto esistente tra la finzione creativa e l'empirismo pragmatico.
Tre storie di vite nelle quali si annullano i 120 anni di distanza temporale e le 790 miglia di distanza geografica grazie a un'azzeccata narrazione parallela e a quel pizzico di artificiosità che non guasta mai.
Ha più coraggio chi accetta il proprio presente abulico e monotono o chi preferisce abbandonarlo e abbracciare un futuro incerto che può nascondere tutto e niente?: è questo il quesito esistenziale di fondo del testo, che coinvolge indirettamente e in chiave allegorica Schopenhauer, Pirandello, D'Annunzio, Verga, Nietzsche, Freud, Fitzgerald, Joyce fino all'estrema demonizzazione dei concetti di Libertà e Verità, spesso atrofizzate da convenzioni sociali abbottonate e da forme pre-determinate cariche di ipocrisia.
Il tutto contornato da uno sfondo notturno e vivace, con quella lieve impronta del Decadentismo che ci viene regalata dalla luce rischiarante della luna novembrina.
Da un lato, abbiamo 'L'ossessiva ricerca degli status, della soddisfazione e del piacere immediati', dall'altro, è altresì necessario 'Non cadere nei tranelli della paranoia, nell'inferno dell'ossessione, della mania, della persecuzione': un equilibrio precario che si spezza nel finale schietto, carico di pathos e autorevolezza, e che non guarda in faccia 'chi teme la volgarità della disinvoltura'.
'... e così la decisione era precipitata senza ostacoli verso il suo esito, ancheggiante al ritmo dell'inebriante musica del destino.'
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Saluti anche a Lei :-)
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