Dettagli Recensione
Bianca
«Ho pensato a tutte le parole che con quello strumento ormai malandato avevo stampato negli anni. Ho pensato che qualcuna di quelle parole si sarebbe adesso rappresa dentro i fiocchi di neve impressi sui fogli. E che con l’arrivo della primavera, quando la temperatura cresce, le avrei tutte ritrovate sparse alla rinfusa sulla carta, mozziconi di frasi e mucchietti di lettere infilate le une nelle altre, la neve sgocciolata via in piccoli rivoli di acqua inchiostrata sotto la scrivania» p. 109
Il suo nome è Bianca e come suo padre è una conducente di autobus. Ha un carattere sognatore, tende a distrarsi per osservare il mondo che la circonda, e questo le costerà caro. Perché è proprio a causa di una piccola distrazione che quel limite di velocità è infranto di quasi venti chilometri oltre la soglia consentita dalla legge, è proprio per questa che non si renderà conto del sopraggiungere di quella vettura che inevitabilmente travolgerà. Un sinistro, questo, da cui lei uscirà con una ferita agli arti inferiori e quattro mesi di fisioterapia, ma anche con un grande senso di colpa sull’anima, perché a causa della sua condotta colposa una madre e moglie di nome Giulia, e un bambino di pochi anni di nome Vittorio, perderanno la vita. Unico superstite sarà Dario Spatola, fotografo, che rifiuterà con forza il tentativo di contatto di quella donna che gli ha portato via quanto di più caro aveva al mondo.
Da questo breve assunto ha inizio il romanzo d’esordio di Piero Sorrentino, classe 1978, originario di Napoli e Dottore di ricerca in studi letterari con diverse pubblicazioni di racconti in antologie alle spalle. Quello di Bianca e Dario è un binario che è teso ad incontrarsi perché accomunato da un dolore comune che fatica ad essere elaborato. Nel caso della protagonista, questo si somma ad una perdita più antica, quella del padre, morto inaspettatamente, prematuramente e troppo velocemente. Insieme alla sorella Margherita, Bianca rievocherà anche questa assenza e cercherà di raggiungere il nuovo equilibrio per quello che è il suo presente e che rappresenterà anche il suo passato.
Il tutto ha luogo mediante una narrazione precisa, priva di fronzoli e molto pulita. Ogni capitolo ha una durata breve, di poche pagine, cosa che consente al lettore di cogliere aspetti più variegati, di viverli, di assorbirli, di farli propri. Il conoscitore è catapultato nella mente di questa giovane ormai ex autistica, vi entra in simbiosi e così osserva la dimensione esterna dalla sua prospettiva. Il resto è dunque lasciato in secondo piano. Unica pecca dell’opera è forse la sua brevità perché poteva esser dato quel qualcosina in più, carattere, tuttavia, che paradossalmente ne è anche la forza perché è proprio questa sua accuratezza nello scrivere e nell’evitare il prolisso a renderla più intensa e profonda per chi legge.
Una promozione a pieni voti è quindi quella di Sorrentino che speriamo di poter presto nuovamente leggere.
« […] Tutte le nostre vite hanno molti modi di essere raccontate, e che qualsiasi versione dettiamo di noi stessi o agli altri non è nient’altro che una variante che ha diritto di esistenza tanto quanto tutte le altre ipotesi scartate, e che in fondo siamo sempre la somma di tutto ciò che siamo e che avremmo potuto essere, il semplice abbozzo di una persona che alla fine non cambia se non nei dolori contro cui sbatte. Ma poi cambiare che vuol dire? È troppo per una sola vita che ci tocca in sorte»