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La forza del ricordo
«È vento d'uragano, e viene dalla notte. Piomba nel portico, lo attraversa, oltrepassa fischiando i cancelli che separano il portico dal giardino, e intanto ha disperso a forza chi ancora voleva trattenersi, ha zittito di botto, col suo urlo selvaggio, chi ancora indugiava a parlare. Voci esili, gridi sottili, subito sopraffatti. Soffiati via, tutti: come foglie leggere, come pezzi di carta, come capelli di una chioma incanutita dagli anni e dal terrore...»
Nella Ferrara degli anni Trenta del Novecento è ambientato anche “Il giardino dei Finzi-Contini”,da molti ritenuto il capolavoro di Giorgio Bassani. L'io narrante, di cui non viene mai svelato il nome, è lo stesso che abbiamo già conosciuto negli altri racconti lunghi “Dietro la porta” e “Gli occhiali d'oro” e che, insieme a “L'Airone” e “L'odore del fieno” costituiscono il Romanzo di Ferrara.
In una domenica d'aprile del 1957 il nostro protagonista-narratore trova finalmente la forza di scrivere dei Finzi-Contini, una famiglia ebrea dell'alta borghesia ferrarese che aveva frequentato nel 1938-39 e di cui, purtroppo, non era rimasto più nessuno. Sarà proprio visitando una tomba etrusca, durante una gita domenicale a Cerveteri, che il ricordo della tomba monumentale dei Finzi-Contini nel cimitero ebraico di Ferrara tornerà con forza nella mente a chiedere di ripercorrere il passato, di raccontare la storia di persone che si erano amate e perdute per sempre.
Torniamo quindi a Ferrara insieme a Bassani, poco dopo la promulgazione delle leggi razziali. Tutti i giovani ebrei ferraresi vengono espulsi dal Circolo del Tennis Eleonora d'Este: è in questa situazione che Alberto e Micòl Finzi-Contini invitano i loro coetanei a giocare a tennis nella loro villa, circondata da un immenso parco. Anche il narratore viene invitato e accetta di buon grado: i Finzi-Contini e la loro domus magna lo attirano irrimediabilmente. Soprattutto è Micòl che lo attrae: bellissima, bionda, intelligente e vivace, non sembra possibile altra alternativa che innamorarsene perdutamente. Per circa un anno, dall'autunno del 1938 all'estate del 1939 il nostro narratore frequenta assiduamente Micòl e la casa dei Finzi-Contini, il padre di lei Ermanno, il fratello Alberto, l'amico di Alberto, Giampiero Malnate. Mentre attende Micòl, che si era trasferita a Venezia per concludere la tesi, sperando che la loro storia si concretizzi, il narratore si sente affascinato anche dalla frequentazione della di lei casa e famiglia.
Una storia che si snoda lungo i binari malinconici del ricordo: potrebbe essere una semplice storia d'amore giovanile, delicata e inafferrabile come spesso è la vita. Però non è soltanto questo. Micòl e il narratore si sono avvicinati a causa della discriminazione che li ha colpiti entrambi in quanto ebrei, la discriminazione e l'esclusione dalla società ha reso possibile un loro avvicinamento che altrimenti forse non ci sarebbe mai stato. La necessità di ripercorrere il passato nasce dalla necessità di raccontare di questa esclusione: rimane infatti la consapevolezza che per molti ebrei non c'è stata la serie di giorni trascorsi dopo quegli avvenimenti. Rimane quindi soltanto la forza del ricordo, che fa rivivere queste persone nella narrazione di chi le ha amate.
«E mi si stringeva come non mai il cuore al pensiero che in quella tomba, istituita, sembrava, per garantire il riposo perpetuo del suo primo committente – di lui, e della sua discendenza-, uno solo, fra tutti i Finzi-Contini che avevo conosciuto ed amato io, l'avesse poi ottenuto, questo riposo. Infatti non vi è stato sepolto che Alberto, il figlio maggiore, morto nel '42 di un linfogranuloma; mentre Micòl, la figlia secondogenita, e il padre professor Ermanno, e la madre signora Olga, e la signora Regina, la vecchissima madre paralitica della signora Olga, deportati tutti in Germania nell'autunno del '43, chissà se hanno trovato una sepoltura qualsiasi.»
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Il libro più bello di Bassani!
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Durante un viaggio a Ferrara, passeggiando sulle mura, ho cercato di individuare il sito del giardino, un po' 'protagonista' del libro. Penso (o mi sono illuso) di averlo trovato, ora ridotto a metà strada fra terreno incolto e boscaglia.