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Lux 2019-01-02 21:45:51 68
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68 Opinione inserita da 68    02 Gennaio, 2019
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Isola infelice...

Una vita, quella di Thomas Edwards, rampollo di una agiata famiglia Italo-inglese, vissuta anestetizzando il presente e smettendo di cercare, prolungando uno stato di agonia con il volto di giorni diversi ma sempre uguali, mascherati da un lavoro creativo, un architetto che arreda gli spazi con la luce, da una relazione poco impegnativa, da viaggi ripetuti, a tutto interessato ed a tutto indifferente, per scoprire che niente sembra essere più lo stesso da quando è finita la propria relazione con Sophie Selwood.
Era stato un amore grande, il loro, ed un tempo erano stati felici, giorni rimasti dentro, che lì continuavano a restare, ma poi tutto era finito, lui aveva vissuto di rimorsi e lei di rimpianti, lei lo aveva cacciato ed era faticosamente tornata a vivere, altrove, e quella Sophie che tornava in mente ad Edward oggi non esiste più.
Una inaspettata eredità come cambiamento, un vecchio albergo ed una sorgente di acqua minerale in un’ isola del sud Italia, un viaggio improvvisato, nuovi incontri, figure eccentriche e stravaganti, una dimensione relazionale che assume i toni del ricordo in un mondo del tutto differente, in parte ritorno all’ infanzia, in parte pausa riflessiva, in parte ripartenza.
Il ritorno in patria ridiscuterà passato ed incertezze in una neo essenza, inseriti in un mondo che ha fretta di consumare e non riesce proprio a fermarsi, laddove il tempo dell’ essere ed il fluire degli avvenimenti assumono un tono differente, come il significato delle cose, che raccontano una storia, esprimono un senso, sono semplici oggetti, diversi, con i quali è bello addormentarsi e risvegliarsi, ogni giorno, assaporando l’ essenza del proprio destino.
Il romanzo d’ esordio di Eleonora Marangoni è una ricerca su più piani che richiama amore, origine, destino, relazioni, partendo dal rimpianto per una perdita assoluta e ricercando una parte di se’ sconosciuta ed ancora poco definita che assume il volto di un’ isola felice ammagliatrice e consolatoria.
Uno stile volutamente ricercato, eccessivo ed artificioso, una alternanza di personaggi a metà tra passato e presente, alcuni esasperatamente sottolineati, altri soffusi, assenti, una recita nella recita, in una evidente contrapposizione nord-sud, Italia-Inghilterra, realtà-sogno.
Di fatto esistono due racconti, separati, slegati, piuttosto differenti. La vivacità dell’ uno contrapposta alla staticità dell’ altro con la netta impressione che la rappresentazione della contemporaneità sia piuttosto piatta, banale, scontata e la brillantezza dei dialoghi insulari rappresentata da macchiette poco credibili e artefatte.
Tutto il resto, l’ elaborazione sentimentale ed il suo tentativo di approdo all’ essenza dell’ amore e dell’ essere, qualche goccia d’ interesse in un oceano di inconcludenza ed indefinitezza….

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