Dettagli Recensione
Se non sali adesso, non sali più
Ho letto “Novecento” con curiosità e timore.
62 pagine sfogliate, recensite ed elogiate da un numero sterminato di lettori.
E ora lette da me, che mi sono sempre sentito allergico, non so neanche per quale motivo preciso, a Baricco.
Non è la prima volta che leggo qualcosa dell’ autore. Non saprei dire se questa sia grande letteratura. O se Baricco sia soltanto un grande affabulatore. Se sia apprezzabile che la vera letteratura abbracci la dimensione del grande pubblico o se questo sia il sintomo che per cercare quella, la vera letteratura, si debba guardare altrove.
Io non lo so se “Novecento” meriti il successo che ha avuto. Non sono un critico letterario. Sono soltanto un semplice, per quanto appassionato, giovane lettore.
E non ho ancora deciso se il modo di scrivere di Baricco mi stia simpatico o meno.
Ma credo sia oggettivamente doveroso riconoscere un grande merito del monologo. L’ universalità.
Parla di noi, tutti. Delle nostre storie.
Parla della paura quotidiana di staccarsi da quello che è sicuro, conosciuto, per abbracciare nuovi e imprevedibili orizzonti.
La paura, umana e terrena, di vivere un’ esistenza intrappolata nel nostro amato finito, sognando di gettarsi ad occhi chiusi verso un infinito che potrebbe essere migliore, ma che forse non si avrà mai il coraggio di raggiungere.
La paura di chi si rifugia nei propri porti sicuri.
La paura del mondo, delle persone.
Di non farsi trovare pronti al momento giusto.
Di non cambiare un lavoro che non ci fa sentire realizzati. O viceversa, di non cercare quello che davvero abbiamo sempre sognato.
Di non avere la risposta pronta quando servirebbe.
Di non saper staccare i cordoni ombelicali che ci tengono ancorati ad un’ infanzia e ad un’ adolescenza che in qualche modo a volte ci portiamo ancora dentro da adulti.
Di non fare quel viaggio che nella nostra testa abbiamo già immaginato migliaia di volte.
Di non compiere quei pochi passi che ci separano dalla donna che abbiamo sempre desiderato conoscere, nonostante gli sguardi si siano già incrociati almeno una volta di troppo.
Con il sincero augurio che quando sarà il nostro turno, sapremo scendere quei dannati scalini delle nostre navi, qualunque esse siano.
Quando un testo intercetta i sentimenti di così tanti lettori, non può lasciare indifferenti.
E allora forse ha ragione Dave Eggers, quando afferma che “ dovremmo gioire le rare volte in cui la letteratura entra nel mainstream, non rinfacciarle la popolarità”.
“La vita è una cosa immensa, lo volete capire o no ? Immensa”.
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Commenti
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Certi passaggi estetizzanti non mi hanno mai convinto, e forse mai lo faranno.
Ma queste sono soltanto 62 pagine, e funzionano.
C' è un messaggio di fondo che cattura e fa riflettere. E anche se probabilmente non leggerò altro dell' autore, se negassi che questo monologo mi è piaciuto mi sentirei in malafede.
Anche nel mio caso, è la prima volta che l' autore mi ha convinto fino in fondo.
Essendo uno dei miei testi preferiti leggo sempre con grande curiosità e interesse le opinioni a riguardo.
Apprezzo le ultime righe che scrivi citando Dave Eggers, perchè credo che tocchi un argomento essenziale; personalmente ritengo sciocco denigrare a priori i testi, i film e la musica che raggiungono una grande diffusione etichettandoli negativamente e superficialmente come "pop", allo stesso modo non metto su un piedistallo tutte le opinioni dei critici professionisti svalutando quelle dei semplici fruitori.
A livello stilistico Baricco è tra i primi in Italia.
Buona lettura
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