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Da un apericena vegan all’altro
In esilio di Simone Lenzi è la storia del processo di isolamento del protagonista narratore. Anche se, più che narrazione, l’autore scrive una filippica.
L’autoemarginazione è conseguenza di un atteggiamento critico verso mode e tendenze (“A piedi nudi negli orti urbani, da un apericena vegan all’altro, con i figli attaccati alle tette, per gli antichi semi come fonte di auto-reddito”), che a volte si tinge di qualunquismo (“Ecco l’avevo ammesso. A me dell’ecologia non me ne fregava nulla”).
Nonostante qualche resistenza della moglie (“Parla piano, disse: già non abbiamo più amici, con tutte le tue sparate”), il cinismo si afferma contro tutto (“Non abbiamo figli. Cosa vuoi che me ne freghi, cosa vuoi che te ne freghi dello scioglimento dei ghiacciai? E dell’effetto serra?”) e tutti (“Io non lo so cosa è meglio. Non siamo come questi che sanno tutto; guardali, le dissi, sanno tutto loro, hanno un’idea su tutto”).
Il destino dell’isolamento è questione di indole? È bagaglio genetico? Vallo a sapere, forse per capirlo occorre sostenere la lettura sino all’ultima pagina… io non l’ho fatto!
Giudizio finale: monologante e monocorde, solipsista e isolazionista, agnostico.
Bruno Elpis
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