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Mondi a confronto
Tre storie di uomini e donne i cui destini sono soltanto apparentemente separati. Bruxelles. Una donna, una madre, Karolina, che da quando suo figlio Andreas è misteriosamente scomparso non riesce a darsi pace tanto che pur di ritrovarlo inizia una ricerca che la conduce nei luoghi più bui e estremisti dacché soltanto accettando quella violenza, quel mondo jihadista che il giovane ha abbracciato, potrà ritrovarlo. Khaled, adolescente originario di Aleppo, arrivato in Europa con il fratello Nadir per fuggire alla miseria e con la falsa promessa di un lavoro che di fatto non è altro che sfruttamento, che cela ancora odio, che cela ancora discrimine, che cela ancora soprusi, brutalità, morte, viaggia da nord a sud; deve raggiungere la Sicilia. Ma dov’è finito quel fratello di cui tanto parla? Cosa ne è stato di lui? Perché è solo e perché ha quale unica compagnia il suo trolley rosso? Perché vuol a tutti i costi arrivare a Palermo? E poi ci sono loro, i “bambini viventi” in quel della Pianura Padana, con le sue ombre, con la sua nebbia, con quei fantasmi che odorano di morte in quella quotidianità scolastica. Ed ancora, suggestioni, solitudini, Orso che vive con il cane Lupo, la folle veemenza e aggressività degli skhinead che si accaniscono con i rom colorando di rosso i cieli, un rosso dettato dalle fiamme che si irradiano verso l’alto. Questi sono i protagonisti, gli ingredienti che costituiscono “Da un altro mondo”.
Tre storie apparentemente incanalate su binari paralleli destinati a non incontrarsi mai ed invece accomunate da un unico denominatore comune che le porta ad intrecciarsi inesorabilmente tra loro: la miseria. Una miseria radicata, invincibile, che corrode, che genera odio, che è sfruttata per manipolare e alimentare il male e per celare, ancora, debolezze, paure, fragilità.
Non è semplice la lettura di questo romanzo a firma Evelina Santangelo. Non è semplice perché seppur sia ambientato in un futuro prossimo, il 2020, è caratterizzato dalla capacità unica di delineare la precarietà in cui ciascun individuo vive, con cui ciascun individuo è chiamato a fare i conti in quella che la nostra attuale realtà. Equilibri che si spezzano, schemi che vanno in frantumi, certezze che vengono meno, cadute su cadute. La sua difficoltà è dettata, ancora, dall’inerzia, dall’umanità inerme, dall’indolenza di quel genere umano che per quanto si osservi allo specchio, sembra sempre più incline a volgere verso l’autodistruzione, verso la morte. Un decesso lento, inesorabile, preceduto dal decadimento fisico e morale, dalla malinconia, da quella speranza che viene meno e non lascia posto ad alcuna possibilità di rivalsa.
A cornice di uno scenario duro, rude, crudo e di una trama solida e ricca di contenuti e spunti di riflessione si aggiunge uno stile narrativo preciso, minuzioso, chiaro e privo di fronzoli.
Una perfetta fotografia della realtà odierna, un testo che mira a toccare le corde più intime e che invita chi legge ad auto-interrogarsi. Un elaborato che sinceramente lascia il segno.