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Delirante
Sin da quando era bambino il fascino per quella baita sperduta nel bosco è stato un qualcosa di irresistibile per il protagonista innominato di quest’ultimo romanzo a firma Mauro Corona. Certo però, mai si sarebbe aspettato, nel ristrutturarla, di rinvenire i corpi mummificati e martoriati da segni in una lingua sconosciuta e incomprensibile, di tre donne. Eppure, è questo ciò che accade, è questo ciò che rinviene, questo eroe che mai si smaschera e si professa con le sue generalità ma che nonostante ciò mette a nudo il suo passato e il suo essere in un continuo di digressioni sulle sue esperienze di vissuto e di retaggi mentali, di auto-discorsi e pensieri. Un passato fatto di odio e rabbia. Odio e rabbia riversati su colei che viene definita una troia di madre (cito testualmente) e un bastardo di padre (vedi pag. 20). Un passato a cui si somma un presente fatto di altrettanto astio verso il genere umano in sé perché “da quando l’uomo è comparso sulla terra il male attraversa il cielo di tutti come una nuvola sporca di terra. Terra marcia e cimitero. Una vescica gonfia e lurida pronta a esplodere e liberare la sua pioggia di escrementi putrefatti dall’odore insopportabile. Tanfo di morte” (p. 35) ed ancora del genere femminile che viene definito come approfittatore, furbo e forte perché capace di sfruttare l’altro sesso e di rigirarselo a proprio piacimento. Dalla riscoperta delle tre morte nel muro, a questo odio radicato e profondo si aggiunge una necessaria ricerca: questi tre corpi diventano ossessione e unico scopo della sua esistenza. Lui le ha ritrovate pertanto sono una sua proprietà.
Uno scenario, quello delineato a cui si aggiungono elementi della natura che trasportano il protagonista tra illusione, sogno, delirio e realtà nonché prolissaggini e digressioni senza ragion d’essere, fuori tema e spesso inutili perché eccessive che hanno quale risultato quello di fuorviare la lettura e portare il lettore a chiedersi che cosa l’autore voglia dire, dove voglia andare a parare. Il risultato di ciò è un elaborato dispensatore di odio gratuito e senza motivo, caotico, confusionario, disordinato nella sua delineazione e composizione e sotto molteplici aspetti illogico.
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Commenti
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Menomale lo avevo preso in prestito in biblioteca, menomale!
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