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Quando si partiva per tornare
Siamo in Calabria, in un paese arbëresh, e davanti al fuoco, in attesa della nascita del Bambinello, un padre decide che per il figlio, ormai ragazzo, è arrivato il momento di sentire le sue confessioni. Non sono più solo un padre e un figlio, ma due uomini con molto da dirsi.
Tullio è un emigrante, per far vivere bene la sua famiglia sacrifica la sua vita spaccandosi la schiena in
Francia, per poi tornare per le vacanze a casa, ogni volta che ritorna, per Marco e la sua famiglia è una grande festa, la festa del ritorno, accompagnata poi anche dalla ripartenza con il dolore e l’attesa del nuovo ritorno. Non è solo, sono molti i paesani che per dare un futuro alla famiglia decidono di emigrare e lavorare in Francia o in Germania o dovunque ci sia lavoro.
Per chi resta l’attesa è lunga e ognuno la vive alla propria maniera, ma quest’anno, durante la festa, qualcosa sta cambiando e mentre il padre racconta, Marco rivive quegli anni, anni in cui molte cose sono successe.
Carmine Abate ci porta nella sua terra e ne racconta le sue tradizioni. Gli uomini che partono e lavorano pensando alla famiglia a casa, le moglie che restano e nell’attesa preparano tutto quello che può rendere felice il marito lontano e crescono i figli e proprio loro, i figli, che vivono con dolore quella lontananza e che un domani ne capiranno l’importanza.
“La festa del ritorno” è un bel libro che racconta la storia di molte famiglie e lo scrittore lo fa con quella partecipazione che fa capire che anche lui in prima persona ha vissuto quel ritorno.
Lo stile è semplice ma coinvolgente, intervallato da termini in lingua autoctona che fanno capire quante peculiarità linguistiche abbiamo in Italia.
Buona lettura!