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Canto d'amore senza tempo
Partire dall'epilogo per risalire al principio della storia: questo l'impianto narrativo di “A tie solu bramo”, il nuovo romanzo dello scrittore cagliaritano Giulio Neri, pubblicato dalla casa editrice nuorese Il Maestrale. Un raccontare a ritroso nel tempo, lento, meticoloso, accattivante, che risucchia a sé il lettore, tassello dopo tassello, conducendolo in un viaggio che, attraverso sorprendenti peripezie letterarie, lo farà approdare fino a quel Vicino Oriente oggi martoriato dalla guerra.
La vicenda prende avvio, anzi, per meglio dire, si conclude in un paese come tanti della provincia di Cagliari, dove la gente è dedita a chiacchiere e malumori; il suo inizio, tuttavia, è da rintracciare tra le sempre suggestive atmosfere torinesi, mentre ideali e sogni rivoluzionari si assopiscono e la vita sentenzia senz'appello delusioni e fallimenti. Protagonista di queste pagine, contraddistinte da una scrittura superba e a tratti magnetica, una storia d'amore più che ventennale, una di quelle che si nutrono della malinconia degli aeroporti fra partenze e ritorni, rotture e nuovi inizi. Un legame che arretra, fin dal suo nascere, di fronte a mancanza di coraggio per poter viverlo appieno, responsabilità e doveri pregressi, facendosi al tempo stesso forse rimpianto.
Inconcludenti ognuno a suo modo, i personaggi di Clelia Boero e Orlando Mahfuz, i due amanti uniti da tale legame, risultano ottimamente caratterizzati; in particolare, colpisce quello dell'uomo, anatomopatologo e imbalsamatore dalle inconsuete origini sardo-egiziane. Parimenti, la penna dell'autore ha compiuto un ottimo lavoro anche con le altre figure che via via entrano in scena, le cui singole vicende ruotano attorno a quella principale. Tante storie, insomma, per raccontarne una sola. Molto apprezzabile, inoltre, l'inserimento dell'elemento arabo, ben amalgamato con tutto il resto, attraverso lo stesso Orlando Mahfuz (cognome che evoca echi letterari di tutto rispetto), sua moglie Rajae, reporter di guerra che si porta dietro un'esperienza a dir poco drammatica, e una finestra che si apre sul conflitto civile siriano: ciò conferisce senz'altro alla narrazione un più ampio respiro geopolitico, sullo sfondo delle cronache internazionali del nostro amaro tempo.
Una lettura appassionante, prosasticamente incantevole, nonché ricca di innumerevoli spunti di riflessione. Un romanzo bellissimo, di forte intensità e grande sensibilità, che, richiamandosi fin dal titolo a uno struggente canto d'amore della tradizione sarda, non poteva non parlarci di sentimenti, anzitutto di quell'amore che, nonostante tutto, non muore né si rassegna, così come dell'estrema fragilità dell'esistenza il cui significato più profondo, chissà perché, è sempre così difficile da comprendere.
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