Dettagli Recensione
Il 'sangue', a volte, non conta.
Il romanzo mi ha conquistato fin dalle prime pagine sia per l'avvincente tecnica di scrittura (ciascun personaggio parla in prima persona, come scrivesse un diario), sia per la curiosità che l'autrice riesce sapientemente a stimolare, fin dal prologo datato 1993 da cui si suppone e si intravede una articolata storia familiare il cui nodo risale a molti anni prima.
La storia di Ariele e Rebecca, due gemelle di origine ebrea dai temperamenti molto diversi tra loro, in barba al sangue e alla genetica, l'una sensibile ed introversa, l'altra ribelle e mai contenta, si articola in tre corpose e differenti parti ciascuna delle quali con salti temporali significativi e inizia ai tempi della seconda guerra mondiale per giungere, non senza scossoni e colpi gobbi, sino ai più pacati giorni nostri.
La vita di ciascuno di noi, la natura stessa dell'uomo, l'amore, è in costante trasformazione così come un fiume che scorre e scende a valle tra numerosi tornanti assumendo anche velocità diverse; se c'è una cosa che ho imparato sulla mia pelle è che non si è mai uguali a 'prima', nessuno lo è, siamo tutti immersi in un continuo divenire pertanto, osservando certe persone e in particolare i loro atteggiamenti e azioni, talvolta sarebbe il caso di andare oltre tentando di comprendere il perché: Rebecca, con la sua sopravvivenza all'orrore dei campi di concentramento, ne è l'esempio.
Rebecca incanalerà la sua vita in un'aridità tale da non attaccarsi mai troppo alle persone e da non permettere più a nessuno, nemmeno al fato, di calpestare la sua strada.
L'unica pecca di questo libro, a mio modesto parere, è l'uso di un linguaggio comune a tutti i personaggi, in pratica un appiattimento dovuto al medesimo stile di espressività, cosa assai improbabile nella realtà visto che ogni essere umano ha il suo caratteristico e personalissimo modo di esprimersi.
In conclusione, a parte questa lieve pecca linguistica su cui si può anche soprassedere, la storia funziona, scorre bene, soprattutto nell'ultima sezione narrativa in cui alcuni colpi di scena incuriosiscono e avvincono il lettore, ma in particolare, fin dalle primissime righe è un calderone di stimoli per la mente e per il cuore.
Fa pensare, insomma, e molto.