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Un Orwell italiano
“In pratica, si trattava di difendere lo Stato contro coloro che lo rappresentavano, lo detenevano. Lo Stato detenuto. E bisognava liberarlo. Ma era in detenzione anche lui: non poteva che tentare di aprire una crepa nel muro.”
Se di Orwell non si può di certo dire che non riuscisse a vedere oltre l’attualità, ma che fosse in grado di preconizzare il futuro, la stessa cosa vale per Leonardo Sciascia, perché in fin dei conti la strategia della tensione, tutta arroccata in lotte di potere, che tanto ha insanguinato l’Italia e che ora in altra forma sembra avere messo radici assai profonde, in un certo senso era stata prevista dal grande scrittore siciliano.
Forse sperava solo che fosse un’intuizione fantastica, tanto da pensare di scrivere un libro al riguardo, quel Contesto che poi si rivelerà drammaticamente anticipatore di un problema da cui ancora non riusciamo a venire a capo.
Come precisa Sciascia nella nota finale, partendo da un fatto di cronaca gli venne l’idea di scrivergli attorno un romanzo, puramente di fantasia, ma si lasciò prendere la mano dalla vicenda di uno condannato ingiustamente che si mette ad ammazzare giudici e del poliziotto che gli dà la caccia e che a poco a poco diventa il suo alter ego; così, nonostante il paese dove accadono i fatti sia del tutto immaginario, un paese dove i principi, proclamati, vengono quotidianamente irrisi, dove le ideologie in politica servono solo a distinguere i contendenti che il potere si assegna, dove l’unica cosa che conta è il potere per il potere, questo paese piano piano assume una straordinaria rassomiglianza con l’italico stivale. E allora la mano comincia a correre per conto suo, trova una strada ben definita che nella vicenda di fantasia ha tutte le basi di una realtà oggettiva, così che, come dice Sciascia, questa storia che cominciò a scrivere per divertimento, la finì che non si divertiva più.
Romanzo scritto in uno stile particolarmente colto, dove citazioni e rimandi a filosofi sono piuttosto frequenti, tuttavia in mezzo ai morti ammazzati, dove una volta tanto la mafia non corrisponde solo alla Sicilia, ma all’associazione di politici e di istituzioni che, sulla pelle dei cittadini, conducono la loro lotta di potere, quello che conta e che offre una dimensione di grande pregio al libro è il significato del contesto.
E’ infatti questo la connivenza che lega gli uomini del potere, potere che diventa il vero protagonista del romanzo e che per effetto di legami e di interessi che si intrecciano fra la politica e le istituzioni, dove tutto si afferma e tutto si nega, in cui è labile il confine fra governanti e opposizione, diventa la mafia.
Il romanzo è straordinario, di altissima qualità, e quindi è sicuramente meritevole di essere letto.