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La magia e la forza dei tessuti
Bellagio. Camilla Sampietro è scappata. È scappata dal suo passato, dalla sua Mamy, Marianne Leclerc. Lo scontro avvenuto con Daniela Leclerc le ha reso impossibile restare, le ha reso impossibile continuare a vivere la sua vecchia vita. Una vita da orfana raccolta, una vita in cui ella altro non era che “l’opera buona” di Marianne Leclerc, proprietaria di una delle più grandi aziende nel settore della moda che ha visto in lei il dono. Perché Camilla vede gli abiti nella sua mente ancora prima di averli realizzati. Ha studiato come stilista, conosce il tessuto e il suo sogno è quello di riutilizzare i vecchi abiti e trasmutarli in nuovi. In ciascuno desidera destinare i sogni e le speranze di chi li ha custoditi tanto a lungo. Eppure, la sua lontananza da Bellagio ha vita breve: la sua Mamy sta male e deve far rientro quanto prima a Milano. Un segreto custodito in un baule, un passato che torna a farsi vivo. Una sorella scomparsa misteriosamente. La madre di Marianne, Caterina, che a sua volta aveva il dono del tessere, del rendere veri i sogni. Che sia lei colei che nelle leggende è ricordata come Maribelle? Eh sì, perché negli abiti ritrovati nel baule c’è quel segno distintivo, quel sacchettino che custodisce un buon auspicio e questa volta proprio per Adele, quella sorella perduta. Per scoprire del mistero, Camilla non potrà far altro che partire con Marco Barberini, socio dell’azienda di Marianne, industriale a livello internazionale e suo grande amore, alla volta di Parigi.
Nei pressi di Oristano, 1923. Caterina Frau è cresciuta con la sua balia Rosa, una tessitrice dal grande talento che conosce senza vedere. Il rientro a casa obbligato, l’allontanamento da quella figura che l’ha cresciuta e di poi, negli anni, ancora dalla famiglia per essere confinata a Como da una zia. È qui che Caterina sviluppa e accresce il suo dono, perché tessere e cucire sono il suo unico conforto in quegli anni bui e di dolore. E poi, ancora, il ripartire.
Due storie, due famiglie, due vite che magistralmente si intrecciano riconducendo ad un disegno più grande dove l’amore, la famiglia, il senso di appartenenza, le certezze, le insicurezze, le paure, la crescita e i sentimenti più vari sono i protagonisti.
Con il consueto stile poetico e magnetico proprio dell’autrice, “La stanza della tessitrice” è un romanzo che cattura sin dalle prime battute, che fa sognare e che trascina senza difficoltà tanto da esaurirsi in pochissime ore. Tanto la trama quanto le descrizioni dei luoghi, delle lavorazioni che dei personaggi è solida e ben articolata e rende concreti e tangibili gli avvenimenti e i personaggi che si susseguono nello scorrimento. Il tutto mediante l’alternazione di una narrazione al presente e al passato che tocca tematiche di grande attualità e emozione. L’unica pecca che mi permetto di segnalare è relativa a taluni errori di battitura che cadono all’occhio del lettore più puntiglioso. Attenzione anche ai nomi, troppo simili, rischiano di confondere l'avventuriero conoscitore e di indurlo in errore. Sicuramente, questi errori, sono stati dovuti a tempistiche editoriali che non ne hanno permesso una rivisitazione del lavoro finale, ad ogni modo lo scritto riesce a farsi apprezzare e a conquistare donando al conoscitore ore liete e serene.
«Chi ha il coraggio di superare le proprie paure è capace di tessere il filo della vita. Afferra il tuo, adesso, e compi il tuo destino, figlia del mio cuore.»
«Quando si è tristi non bisogna cedere al dolore. Ci sono tante cose belle che possono prendere il posto dei pensieri cattivi. Ci sono i sogni.»
«Ma lei credeva che, come le stoffe erano fatte di fili, anche i fili della vita si univano e si intrecciavano creando dei disegni»
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