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Indomiti
Ne “Il silenzio coprì le sue tracce” di Matteo Caccia, è imponente la forza selvaggia della natura, degli alberi, delle montagne. Bastano poche pagine per trovarsi a camminare nei boschi, sentire sulle braccia il freddo pungente delle cime innevate.
Il protagonista è Pietro, detto Zambo, che deve compiere una missione per conto del padre nella Maremma verso la quale si incammina assieme al suo cane lasciandosi alle spalle l’auto, la civiltà e i rapporti consolidati.
È un viaggio a passo d’uomo, il suo, tra sentieri di montagna e paesi fantasma, zaino in spalla e Tobia al fianco. Un viaggio fisico e interiore, durante il quale ritrova un vecchio amico di famiglia pronto ad aiutarlo nella sua missione. Passo dopo passo, lento e inesorabile, si spoglia delle consapevolezze di una vita, butta al suolo una zavorra dopo l’altra.
Impara a procurarsi il cibo dalla terra o dall’acqua, quando le forze e il tempo son clementi. Lo caccia tra gli alberi, predatore immobile come un tronco secolare. Predatore come Libero, un lupo, un esemplare solitario e macilento catturato e messo in osservazione. Un animale indomito che Zambo libera e con cui prosegue il suo viaggio verso una meta che non reclamerà la sua presenza.
In questo romanzo l’autore porta volutamente l’essere umano agli estremi, isolandolo e affamandolo, spogliandolo di ogni certezza e di ogni agio per spingerlo inesorabilmente verso la scoperta di un io che dovrà poter gestire al meglio per non soccombere alle leggi della natura. Tutta.