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La ferocia
 
La ferocia 2018-09-11 20:04:05 luvina
Voto medio 
 
1.8
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
1.0
luvina Opinione inserita da luvina    11 Settembre, 2018
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La ferocia faticosa

Mi risulta molto difficile scrivere una recensione su “La ferocia” di Nicola Lagioia. Anzitutto l’ho preso e lasciato due volte prima di finirlo, non riuscivo proprio a proseguire; poi gli ho dato una terza possibilità in memoria dell’altro romanzo di Lagioia “Riportando tutto a casa” che invece mi era piaciuto molto, e l’ho finito. L’incipit del romanzo è molto d’effetto, fa erroneamente pensare ad un thriller ed è forse l’unica parte commestibile di tutto il libro.
“La ferocia” parla del declino di una famiglia di costruttori baresi i Salvemini, il capostipite Vittorio, la moglie Annamaria, i figli legittimi Ruggero Clara e Gioia, il figlio naturale Michele. La storia inizia con il presunto suicidio di Clara, trovata nuda ai piedi di un autosilo in una calda notte di primavera. Da qui in poi è tutta una confusione di personaggi minori perlopiù sgradevoli, abietti o inutili, ingegneri, sottosegretari, avvocati, notai, baroni dell’università, tutti legati fra loro dalla corruzione (anche morale); unico personaggio degno di nota è il marito di Clara, Alberto, forse l’unico pulito (ma non onesto) del romanzo. Troppi sono i personaggi minori non funzionali al racconto sui quali l’autore si sofferma: giornalisti falliti, tossici vestiti da ranocchio, istruttori di palestra, ecc. insomma se ne poteva fare a meno. A questa miriade di personaggi si legano anche le storie dei Salvemini quindi il tutto risulta pesantissimo da seguire per il lettore. L’intreccio si svolge su più piani temporali, a volte anche nello stesso periodo, il che rende la lettura molto difficoltosa tenendo conto anche che l’autore usa più voci narranti. La narrazione in certe sue parti ricorda l’espediente del flusso di coscienza portato all’esasperazione. Voleva essere un romanzo sulla corruzione dei nostri giorni? Un romanzo sull’inquinamento ambientale? Un romanzo sul disfacimento della famiglia? Mah non mi è sembrato nulla di tutto questo, soprattutto non credo che questi problemi affliggano solo il nostro sud anche se forse l’autore descrive luoghi e ambienti (Bari, Taranto e la Puglia) che conosce bene ma con questo libro perde l’occasione di dare un respiro più ampio a queste tematiche. Il plot potrebbe anche essere interessante ma è mal gestito, troppi i fili che si dipanano e che scopriamo avere senso dopo centinaia di pagine, tra l’altro ci sono anche cose che non si capiscono proprio per esempio cosa è successo a Clara? Perché da ragazza normale diventa quella che è, psicolabile, autodistruttiva, drogata? Michele è davvero malato di mente? Perché il rapporto simbiotico e morboso tra Clara e Michele è legato solo ad un breve periodo dell’adolescenza e non viene scandagliato meglio dall’autore? Ci sono molte falle in questo romanzo, tra queste anche il finale che ho trovato affrettato e arrangiato rispetto a tutto il libro.
Un capitolo a parte nella recensione lo merita la scrittura: PESANTE. Io ho letto molti libri scritti in modo “complicato” ma lì l’italiano, i periodi della narrazione, erano poesia, un piacere da leggere. La scrittura di Lagioia in questo romanzo invece è forzata, lo stile artificioso e troppo macchinoso, ricercato tanto da risultare indigesto e confusionario, spiazza il lettore e non è assolutamente funzionale alla trama. Ecco l’esempio di una frase che lontanamente ricorda Lacan –Dare all’amato ciò che non si ha e ritrovare nel nulla che si riceve il troppo che non sarà ricompensabile- (????).
Per chiudere “La ferocia” è stato per me una sfida che non ho vinto perché non valeva proprio la pena leggerlo fino alla fine.

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Commenti

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Ciao Luana.
Libro e autore sono stati per me 'respingenti' fin dalla loro vittoria al Premio Strega, a proposito del quale è difficile non rimpiangere i bei tempi della Bellonci quando i vincitori rappresentavano spesso il meglio della letteratura del tempo.
In risposta ad un precedente commento
luvina
12 Settembre, 2018
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Hai perfettamente ragione. Negli ultimi anni hanno vinto lo Strega libri veramente anomali. Io ho tentato di leggere anche "La scuola cattolica" di Albinati e già l'ho abbandonato. Dopo l'esperienza de "La ferocia" non so se lo finirò. :)
Anch'io ho abbandonato "La Ferocia", per gli stessi motivi: la scrittura su tutti. Peccato perché di Lagioia avevo amato "Occidente per principianti" e (un po' meno) "Riportando tutto a casa"
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