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Tutto si sviluppa in modo reale, per gradi
Di Salvatore Basile ho letto “Lo strano viaggio di un oggetto smarrito” che mi era piaciuto molto. Trovo che l’autore abbia un modo di scrivere molto elegante, delicato, quasi come se scrivesse delle favole, ma senza risultare irrealista.
Quando sono venuta a conoscenza della pubblicazione di un suo secondo romanzo, senza indugi, ho deciso che lo avrei letto. E quando iniziare un romanzo che nel titolo ha la parola “mare” se non il giorno dell’entrata dell’estate?
Già nelle prime pagine, la metafora delle stelle marine e delle stelle in cielo mi è piaciuta molto, ma leggere di quel padre che avrebbe avuto il figlio solo ed esclusivamente per la moglie mi ha fatto subito storcere il naso e mettere tristezza. Il padre non è riuscito a sobbarcarsi la responsabilità di un bambino, ha preferito la via più facile per cercare di cancellare il dolore che provava senza pensare alle ripercussioni che suo figlio avrebbe avuto.
La lettura è molto scorrevole ed andando avanti con le pagine si vuole scoprire sempre di più. I personaggi ben presto cominciano a diventare sempre meno sfocati, con contorni ben delineati.
Questo secondo romanzo di Salvatore Basile è più realistico del suo predecessore, ma non meno intenso ed interessante, anzi, credo che mi sia piaciuto anche di più.
I personaggi sono veri, sembra quasi che possano uscire da un momento all’altro dalle pagine; il dolore, ma anche la felicità, sembrano essere tangibili.
Marco è il personaggio più riuscito e non soltanto perché è il protagonista su cui ruota tutto il romanzo, ma perché è composto di tante sfumature diverse da dover scoprire.
Tutto si sviluppa in modo reale, per gradi, senza correre, facendo sì che il lettore venga catapultato all’interno del libro.
Una pagina tira l’altra ed è un vero peccato quando arriva alla conclusione del romanzo perché se ne vorrebbe leggere di più.
Inizialmente si poteva pensare che i tuffi e Virginia sarebbero stati il fulcro del libro, invece sono solo il mezzo attraverso il quale condurre Marco dove dovrebbe essere.
Se devo trovare una nota dolente, credo che sia Lara per la quale a volte ho storto il naso per via di sue determinate decisioni, ma al contempo so che, essendosi comportata così, Salvatore Basile non solo ha creato un personaggio, ma anche una persona che, come tale, commette degli sbagli.
Avrei voluto che il finale durasse di più, avrei voluto sapere più cose, leggere ancora, ma in fondo la conclusione mi ha soddisfatta, come il suo sviluppo.
Salvatore Basile si riafferma anche in questo suo secondo romanzo con la sua prosa delicata, i personaggi nitidi, pieni di sfumature, che riescono a combattere il proprio dolore per cercare di riacquistare la loro serenità.
Spero che Basile non smetta di scrivere e che possa continuare a pubblicare altri romanzi come questo e come “Lo strano viaggio di un oggetto dimenticato”.
«Gli imprevisti, in quanto tali, non si annunciano mai, né ci sono davvero dei segnali nell’aria che possano aiutarci a prevenirli. Ci si sveglia al mattino convinti di avere una serie di impegni nel corso della giornata, mentre invece gli eventi stanno già macchinando per cambiare il corso della nostra vita, nel bene o nel male».
«[…]nulla torna com’era prima, perché il tempo trasforma le cose e le persone, perché nessuna cicatrice si rimargina completamente, perché il dolore ha una tinta indelebile, che puoi solo coprire con altri colori ma, quando vai a grattare la vernice, rispunta fuori come il tufo sotto le pareti delle case».
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Commenti
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Sì, per me Basile è stata una bellissima scoperta, prima con "Lo strano viaggio di un oggetto smarrito" ed ora con questo.
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Ps. Benvenuta e buone letture!
Maria