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Qualcosa di molto simile al richiamo del sangue
Marco sogna di diventare un tuffatore e dinnanzi alla bella Virginia compie un’imprudenza.
La fisioterapista Lara riconosce in lui (“Da quando aveva visto la stella di carne sulla spalla di Marco”) il figlio di Antonio, abbandonato per un dolore antico, che ha impedito ad Antonio di vivere.
Con uno stratagemma Lara conduce Marco nel paese natale: un paese di mare, ove il ragazzo con l’inconsapevole Antonio (“Era come se rischiare la vita insieme li avesse uniti, una sorte di sindrome da frontiera”) affronterà la sua talassofobia (“Cosa ti fa paura?... Con la mano destra indicò il mare”), le sue radici oscure (“Ma come avrebbe fatto a rivelargli che quel ragazzo era suo figlio?”) e il suo futuro (“Sono proprio le cose che ti fanno paura, le più belle da affrontare”)..
La leggenda del ragazzo che credeva nel mare di Salvatore Basile (“Io l’ho visto come guardavi il mare. La tua non era una semplice paura… Era odio”) è una storia che indulge al sentimentalismo e che, pur scorrendo – da presupposti forse improbabili - su binari che conducono verso un finale prevedibile, cattura l’attenzione del lettore sin dalle prime pagine, interpretando il desiderio di tenerezza e lieto fine che spesso cova in noi.
Bruno Elpis