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Odi et amo
Questo è uno di quei romanzi che ha il dono di rapirti fin dalle prime righe e portarti nel suo mondo e tu, debole lettore, non avrai altra scelta che seguirlo, parola dopo parola, pagina dopo pagina, finché non arriverai alla conclusione. O almeno, questo è ciò che è successo a me: ho iniziato la lettura in un pigro pomeriggio d'estate e ho continuato a leggere fino a notte fonda, finché non sono arrivata alla fine della storia. Eppure non si tratta certo di un thriller, e nemmeno di un romanzo d'avventura o di una vicenda di cui vuoi sapere come andrà a finire: la conclusione infatti viene esposta in bella mostra all'inizio del libro: Alfredo è morto, Beatrice si trova al suo funerale. E' sconvolta, sono entrambi ragazzi di circa vent'anni legati da un affetto profondissimo: venivano chiamati “i gemelli”.
La narrazione ha la voce di Beatrice, che in prima persona rievoca, a partire dall'infanzia, il suo legame con Alfredo: un sentimento immenso, dai confini non ben definiti tra amore, amicizia, fratellanza, odio. Sì, anche odio. Come succede spesso nelle passioni più forti, dove l'amore e l'odio si toccano e si confondono l'uno nell'altro.
Beatrice ed Alfredo sono nati e cresciuti alla fine degli anni Sessanta in una periferia profondamente degradata di una città non ben specificata: il loro habitat è chiamato “La Fortezza”, un quartiere di case occupate abusivamente da poveri esseri umani di varie tipologie. Coloro che si potrebbero definire “gli ultimi” della società, che faticano a trovare un lavoro, che non hanno speranze e prospettive per il futuro. In questo ambiente così difficile però Beatrice ha una vera ricchezza: una famiglia unita, dei genitori, sicuramente poveri e in difficoltà, ma onesti e buoni, in grado di prendersi cura dei propri figli. Alfredo invece è orfano di madre e il padre, alcolizzato, lo picchia e lo maltratta in modo molto pesante, insieme ai suoi due fratelli, Massimiliano e Andrea.
E' in questo clima così particolare che sboccia e fiorisce l'amore indissolubile e profondissimo ma anche violento, anticonvenzionale, inquieto, tra Beatrice ed Alfredo.
Si tratta del romanzo d'esordio di Valentina D'Urbano, edito nel 2012, che colpisce per l'intensità espressiva e la forza travolgente che traspare da ogni pagina. Uno stile scarno e duro che è però capace di raccontare e farci quasi sentire i sentimenti e le emozioni dei protagonisti, di andare a fondo, sotto la superficie, e colpire la nostra sensibilità.
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Commenti
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Ti consiglio "Alfredo". E' "Il rumore dei tuoi passi" ma dal punto di vista di Alfredo. Tratta della sua infanzia, non scritta nel romanzo principale. Ed è davvero molto, molto bello.
Di solito non apprezzo romanzi con il punto di vista opposto a quello del romanzo principale, ma questo penso sia l'eccezione che conferma la regola... L'ho amato.
"Tutta la vita che vuoi" è un altro romanzo ambientato alla fortezza. Bellino, ma non ai livelli del "Rumore dei tuoi passi" e "Alfredo". Comunque non è una brutta lettura.
"Acquanera" ha un che di sovrannaturale, parla di un'amicizia molto forte, troppo forte e soprattutto malata. Ma è interessante.
Quello che mi è piaciuto meno della D'Urbano è l'ultimo uscito due anni fa. Ci sono delle cose che mi hanno fatto storcere il naso un po'... scontate.
Per il momento, dei suoi romanzi, non ho trovato nessuno che eguagliasse la bellezza di quello del suo esordio, ma lei ha uno stile che ti cattura.
Anche se proprio perché mi piace il suo stile e, nel complesso, ho sempre apprezzato i suoi romanzi, ho paura di avere aspettative troppo alte e quindi rimanere delusa. Speriamo di no.
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Da D'urbano in questo romanzo ha creato dei personaggi eccelsi, caratterizzati davvero egregiamente. Chi se lo sarebbe mai aspettato di amare tanto un romanzo in cui, dall'inizio, sai già come va a finire? Eppure speri, speri continuamente e leggi, leggi, finché non raggiungi la fine delle pagine.