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Un uomo in fuga
Un uomo di mezza età, benestante e affermato professionista, scompare all'improvviso senza lasciare traccia, un pomeriggio di giugno, in una grande città italiana non meglio identificata, lasciando parenti e conoscenti in preda allo sgomento, al dubbio, allo sconcerto. Inizia così una caccia all'uomo che per molti dei personaggi della storia diventa una sorta di ricerca di se stessi, raccontata con ottima prosa dall'autore che però spesso si perde in ripetuti eccessi di retorica e sovrabbondanti ricorsi ad aforismi, metafore, paradossi. Per tutto il libro Pontiggia ci dice ben poco del protagonista. Più che una persona appare come un vuoto, un'assenza, una sorta di fantasma. Non arriviamo neanche a conoscere il suo nome. Una figura diafana, indeterminata, sul cui conto riusciamo a farci una vaga idea da quel poco che traspare dai racconti, dai ricordi, dalle allusioni degli altri. Sono questi invece i soggetti su cui è puntato l'obiettivo. Fratello, cognata, nipote, moglie, amanti, soci, colleghi. Un discreto numero di personaggi che gravitano intorno alla vicenda, che si impegnano nelle ricerche o si limitano a seguirne gli sviluppi. Che si chiedono che fine abbia potuto fare il loro caro abbandonandosi ad ipotesi, congetture, probabilità più o meno verosimili. La penna di Pontiggia traccia, per ognuno di loro, un preciso ritratto sia dei rapporti con lo scomparso che della loro personalità, del modo di pensare e di agire. Sogni irrealizzati, aspirazioni frustrate, trasgressioni, segreti, colpe, paure. Ogni aspetto di queste persone viene portato alla luce del sole, mostrando dei volti completamente diversi dalle maschere che la vita, la società, le circostanze costringono ad indossare. Quello che ne viene fuori è un quadro spietato, freddo, inevitabilmente pessimistico dell'Italia degli anni Novanta, la cui deriva di ideali continua ancora oggi senza soluzione di continuità, come una sera infinita, una grande sera che pian piano, ineluttabilmente, ci porta verso il buio sempre più cupo della notte.
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Mi piace il suo stile, la sua ironia e lo sguardo anche un po' impietoso sulle debolezze umane
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