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Le trame del tempo
Le coincidenze sono pensieri che si cercano nella trama del tempo.
Eleonora e Marco, Venere e Giove, ruotano sull’asse del proprio passato, lungo l’orbita misteriosa della propria natura, alla ricerca di un incastro perfetto che diradi le nubi pastose della loro separazione. Venere ha nascosto le cicatrici del tempo con la sua placida atmosfera, Giove si è circondato di tempeste, di letteratura, a nascondere il suo cuore rovente, perché i sentimenti, immagina, sono una complicazione.
Sono queste nubi ad averli separati, “senza emozione non c’è vita, senza ragione non c’è umanità”, pensa Giove quando la mente torna a Venere che se ne è andata. “Aveva compreso e memorizzato il dato. Ma non l’aveva collegato alla vita”: è da qui che si riparte.
Venere è luminosa, piccola e bellissima, rovente e silenziosa, così placida e sola ad affrontare le ombre fameliche del passato con cui ha provato a non fare i conti. Eppure il passato è sempre lì, sulla soglia, a gravare col suo peso sulla sua vita, abita negli angoli dove il tempo gli ha concesso di ristagnare, come una tela filata dalle ombre della memoria. Perché Venere parla sempre piano? Forse, se almeno una volta avesse urlato, si sarebbero salvati, pensa Giove. Forse lui avrebbe capito e quella macchia rossa che gli sconquassa l’anima avrebbe cessato di turbare la sua atmosfera.
Eleonora e Marco inciampano sull’orbita della Luna, scivolano nei propri ricordi come gocce nel lago della malinconia. Così la memoria capricciosa si ricompone, oltre il dolore, a riavvicinare le loro orbite nel vuoto infinito della solitudine. E così, nella casa delle marionette, i loro fili si cercano per un nuovo nodo. Venere e Giove, rovente l’una, un nucleo incandescente l’altro, sanno che devono cedere alla loro storia per ricomporre il presente. La solitudine della separazione ha loro insegnato che l’unica possibile felicità è nella condivisone. Ma anche solo per toccarsi, Venere e Giove, devono incontrarsi a metà, concedersi l’uno all’altro, con una punta di disincanto, con una consapevolezza nuova e sofferta: quella che l’unico incontro possibile è sulla Terra, “un piccolo pianeta dalla superficie solida”.
“Una diagonale perfetta” racconta con una bellezza semplice e trasparente la vita, quella quotidiana che capita a tutti e che spesso ci lascia tristi e silenziosi, che costruisce barricate attorno alla nostra anima. “Una diagonale perfetta” ci ricorda il terreno della comprensione e dell’ascolto, ma anche la forza del coraggio di affrontare i nostri ricordi: per permetterci di non subire chi siamo con docile indolenza, ma per scegliere chi essere, in fondo, nonostante tutto.