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Donarsi alla vita con la certezza di essere accett
Marco ha compiuto da poco 18 anni e lavora in una piscina come addetto alle pulizie.
È grazie a questo impiego che viene a contatto con il mondo dei tuffi e con le persone che li praticano. È attratto in particolare da una ragazza, Virginia, ed inizia a sentire una forza misteriosa che lo chiama sul trampolino e lo fa provare a tuffarsi.
“Lentamente, il tuffatore si era sollevato in punta di piedi, poi aveva piegato leggermente le ginocchia e si era lanciato all'indietro. Marco l'aveva visto ripiegarsi su sé stesso come un fiore al tramonto e roteare nell'aria, sospeso: una, due, tre volte, come una girandola di luce. E in quel momento aveva capito che tuffarsi in quel modo era come donarsi alla vita con la certezza di essere accettati. Era appartenere al mondo per diritto e ottenerne l'ammirazione: proprio tutto ciò che gli era sempre mancato nel corso della vita […].”
Marco infatti si porta dietro, pur essendo molto giovane, un bagaglio di sofferenza e privazione. È stato abbandonato alla nascita ed ha trascorso l'infanzia e l'adolescenza tra un rifiuto e un altro, girovagando da una famiglia affidataria ad un'altra: ha provato la solitudine, il dolore e l'abbandono.
Eppure adesso, attraverso i tuffi, ha capito, per la prima volta, che può esistere qualcosa di prezioso per cui lottare e da cui ottenere, forse, un riscatto.
Ma un'altra brutta sorpresa attende il povero Marco: di nuovo un episodio sfortunato e negativo gli farà mettere in dubbio la possibilità di diventare un tuffatore.
A causa dell'incidente il ragazzo conosce una bravissima fisioterapista, Lara, che si comporta con lui in modo opposto rispetto a come tutti fino a quel momento l'avevano trattato. Lara lo prende a cuore, lo vuole aiutare; addirittura lo vuole portare al suo paesino, a Sarcola, perché la sabbia e il mare possano avere un effetto positivo sulla sua salute. Ma sarà solo per questo? Oppure ci sono altre motivazioni per cui Lara vuole tornare al suo paese dopo quasi vent'anni e portare con sé Marco?
Vorrei lasciar scoprire all'eventuale lettore gli altri tasselli della trama e il finale del romanzo.
Avevo letto ed amato il primo libro di Basile, “Lo strano viaggio di un oggetto smarrito” che, in effetti, ha con questo alcune affinità, ad esempio il sapore dolce di una storia ammantata di buoni sentimenti, quasi una fiaba moderna.
“La leggenda del ragazzo che credeva nel mare” tuttavia non è riuscito a coinvolgermi come l'altro romanzo, vi ho letto anche una certa dose di retorica, qualche elemento troppo scontato che più che attrarmi mi ha respinto. Mi è sembrato, in alcuni punti, veramente troppo banale e carico di luoghi comuni.
È comunque una lettura scorrevole e piacevole, che lascia qualche traccia di salsedine e un po' dell'azzurro intenso del mare.
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Fede
Un caro saluto,
Chiara
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