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Il richiamo del mare
«Che ti devo dire, ragazzo mio… Si provano tante cose che ti puoi immaginare: tristezza, dolore… ti fai tante di quelle domande, cerchi di capire se sei tu che hai sbagliato qualcosa… Ma poi a un certo punto te ne fai una ragione e lo sai perché? Perché l’unica cosa che t’importa è che lei stia bene, che sta facendo quello che vuole… o perlomeno che ci sta provando. E speri che è veramente così, che ha trovato la sua strada. Poi ti attacchi ai ricordi, ci pensi e ci ripensi… e ti metti a immaginare cosa fa, se casomai si decide a tornare… Immagini. Speri, perché ti fa bene. E capisci che a un certo punto, pure la speranza è piena di ricordi. Forse certe speranze sono fatte proprio di ricordi… Se i ricordi sono brutti, la speranza è una speranza amara, che ha un sapore brutto. Ma se i ricordi so’ belli… e allora pure tu ti fai le fantasie più belle… e aspetti. Aspetti domani… aspetti un altro giorno… e trovi la forza di alzarti dal letto ogni mattina…» p. 114-115
La vita di Marco non è mai stata semplice. Cresciuto tra una famiglia affidataria e l’altra sino al compimento della maggiore età egli non ha mai conosciuto i suoi genitori né è a conoscenza delle ragioni che li hanno portati a separarsi da lui. Adesso che è maggiorenne non ha però più possibilità di continuare a vivere con genitori “in affitto” così decide di trovarsi un piccolo appartamento le cui spese suddivide con l’amico Aldo e, ancora, riesce a trovare un lavoro presso la piscina della città come uomo delle pulizie. Ed è proprio durante questa attività che sente il richiamo: dopo aver visto eseguire tuffi perfetti a Virginia e i suoi amici – tuffatori a livello agonistico – conclude di volerci provare a sua volta e quel che avverte, coglie non può essere spiegato. È come un richiamo a cui non può sottrarsi. Si tuffa e rituffa finché viene notato proprio dalla donna di cui si è innamorato, Virginia. Ma per Marco, che mai avrebbe pensato di potersi tuffare e che mai avrebbe pensato di poter attirare le attenzioni della benestante fanciulla, le sorprese non sono finite. Un fatto, una circostanza, un avvenimento lo porterà ad avere paura del mare. Perché? Cosa è successo? Ed è qui che entra in scena Lara, che all'istante riconosce quel dettaglio, quel piccolo segno distintivo che lo contraddistingue da tutti i suoi coetanei. Inizia così un viaggio alla riscoperta della realtà, della propria esistenza, del futuro ma anche del passato. Perché la vita non è solo domani, è anche ieri e oggi, è anche un vero e proprio atto di coraggio.
Con una penna leggera e fluente che accompagna il lettore pagina dopo pagina Salvatore Basile dopo “Lo strano viaggio di un oggetto smarrito”, torna in libreria con un nuovo e emozionante testo. Denominatore comune delle sue storie sono i rapporti familiari, i giovani che sono stati bloccati e impauriti da fatti della vita, la crescita con tutte le sue difficoltà e imprevedibilità, in questo caso, però, non mancano i sogni, la voglia di una rinascita.
Riconosco di aver durato un poco di fatica nella prima parte che mi sembrava a tratti poco credibile o comunque un poco forzata, ma non demordete, nella seconda troverete dei passi davvero belli che si riannetteranno con maestria al quanto già letto tanto da combaciare come i tasselli di un puzzle ricostruito.
Nel complesso una buona prova, appassionante, leggera ma che lascia il segno.
«Come a mio padre. Pure lui teneva paura del mare. Però mi ha insegnato che sono proprio le cose che ti fanno paura, le più belle da affrontare.» p. 175
«Non hai ancora cominciato a vivere e già ti arrendi? Non ce l’hai questo diritto, hai capito? Te lo dice uno che si è arreso e che sa cosa significa farlo. Sei troppo giovane, avrai pure sofferto, ma non lo sai ancora che cos’è la vita.» p. 179
«E, quasi senza rendersene conto, sii lasciò andare a un sorriso. Perché c’è sempre un momento, per ogni vita, in cui anche il dolore più profondo scioglie il suo nodo e finalmente accetta i tramutarsi in nostalgia» p. 232
«L’amore non è mai un fatto volontario, piccolino mio. Non c’è mai un motivo o una ragione. L’amore ti prende senza che te ne accorgi e pure se non vuoi. È fatto così, ti sorprende e non puoi farci niente. I motivi e le ragioni servono solo per farlo finire, l’amore. Te ne accorgerai anche tu.» p. 253
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Sempre belle recensioni, Maria! :)