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Solo per salvare una vita
"Pinzimonio per mamma. Formaggi misti e miele per papà, Culatello, prosciutto di Parma e olive all'ascolana per me."
Una famiglia di punti fermi, di infine distanze, nel labirinto edificato da una logica che sa affettare senza lasciar sanguinare, a conquistare metri di tranquillità anche sul terreno neutro della cucina. La paura rende stupidi, decanta negli anfratti del pensiero, avvelena e annebbia la mente. L'intelligenza può essere un dono sprecato, una gabbia dorata. La purezza ha la stessa consistenza della morte, d'altronde HITLER IS DEAD. I segreti si nutrono di silenzi, di accondiscendenza, si ingigantiscono d'ombra, ologrammi e narcisi, bolle d'aria, gonfiate di spazi vuoti e di ignoranza. A volte basta una parola, Max.
Massimiliano Oderico ha tredici anni, "le pupille rivolte in alto, a inseguire pensieri troppo complicati, troppo dolorosi per la sua età", respira il vapore gelido di una quotidianità costruita tra i lacci del superfluo e la nenia ingannevole di un acume inutile. Inutile, perché la vita è più complicata, insidiosa, l'animo umano un grumo d'ombra, l'ingenuità un punto di luce. Uscire dalla gabbia ha un prezzo, un mito crollato, un'amputazione. Perdere un braccio per salvare la vita, la scelta migliore, ma la mente collassa, si incarta, spera di ricucire le distanze, fallisce.
Un libro scritto con intelligenza, registri e stili che si rispondono, peculiarmente disomogenei fra loro, calibrati ai personaggi, dissonanti e assurdi, come l'impero di cristallo che si consuma in un pulviscolo di cenere. Una famiglia bellissima è la storia di una difficile riscoperta, di una fragilità che condanna alla contraddizione, la leggerezza di un prato sotto la lente di una serra disinfettata e lucida. È la storia di una maturazione che procede a colpi di ascia, conficcati nella carne, soldatini di latta nauseati di apparenza.
Forse tutti siamo stati qui, di fronte al Minotauro, nel cuore del labirinto. Tra uccidere e morire, si può scegliere di vita. Forse.
Ma chi salvare: la madre o il bambino?