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A ciascuno il suo
 
A ciascuno il suo 2018-08-10 09:01:11 Chiara77
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
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Contenuto 
 
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Piacevolezza 
 
5.0
Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    10 Agosto, 2018
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Unicuique suum

“A ciascuno il suo”, romanzo di Leonardo Sciascia pubblicato nel 1966, ricorda, per certi aspetti, un giallo: c'è un iniziale duplice omicidio, c'è la figura di un protagonista, il professor Laurana, che si mette ad indagare su ciò che è successo. Il mistero si dipana lentamente nel corso della narrazione, ogni tassello si incastra nel punto giusto perché sia chiaro e risolto l'enigma: eppure il lettore rimane in ben altro stato d'animo rispetto a quello che gli può provocare la tranquilla e rassicurante lettura di un giallo classico.
Ci troviamo davanti ad una vicenda d'invenzione, eppure sembra di trovarsi proprio di fronte ad un fatto reale o che potrebbe senz'altro essere accaduto. Penso che sia questo che dà forza al testo e riesce a sconvolgere il tranquillo lettore, magari abituato anche a dilettarsi con situazioni ben più sconvolgenti e stravaganti, ma che gli appaiono in qualche modo lontanissime e fantasiose rispetto alla realtà: qui no, con Sciascia siamo in un mondo potenzialmente reale.
E' vero, sta descrivendo una realtà sociale di più di cinquant'anni fa e molti aspetti di quella realtà non esistono più o si sono trasformati in modo molto marcato. Ma altri motori della narrazione invece sono tuttora pienamente accesi e pronti a partire.
Seguiamo quindi l'autore in quel piccolo paese della Sicilia, fra uomini che si ritrovano al circolo o in farmacia per parlare di politica o di donne, fare pettegolezzi o discorsi su cultura e società.
Proprio in quel piccolo paese, in quella dimensione apparentemente così tranquilla e inoffensiva accadono però atti di violenza molto forti e inaspettati. E nessuno sembra preoccupato, scioccato o inorridito da questa violenza: come se la morte di brave persone per omicidio fosse una banale seccatura di cui dimenticarsi in fretta, di cui non è certo necessario accusare qualcuno.

"«Certe cose, certi fatti, è meglio lasciarli nell'oscurità in cui stanno... Proverbio, regola: il morto è morto, diamo aiuto al vivo. Se lei dice questo proverbio a uno del Nord, gli fa immaginare la scena di un incidente in cui c'è un morto e c'è un ferito: ed è ragionevole lasciare lì il morto e preoccuparsi di salvare il ferito. Un siciliano vede invece il morto ammazzato e l'assassino: e il vivo da aiutare è appunto l'assassino […]".

Questo è in grado di scioccare il lettore, di farlo saltare sulla sedia, anche il lettore di oggi, del 2018.

La vicenda inizia quando l'integerrimo farmacista Manno riceve una lettera anonima con la scritta : “Questa lettera è la tua condanna a morte, per quello che hai fatto, morirai.” Avendo però la coscienza pienamente pulita il farmacista considera la minaccia solo come un brutto scherzo.
Ma poco tempo dopo il povero Manno viene trovato morto insieme al dottor Roscio, con cui andava abitualmente a caccia. Tutti pensano alla lettera anonima e si concentrano sul farmacista, pensando che il dottor Roscio invece sia stato ucciso per errore, perché si era trovato nel classico posto sbagliato al momento sbagliato. A questo punto si inserisce nella narrazione la figura del professor Laurana: un insegnante di italiano e latino nel liceo classico del capoluogo, quasi amico di Roscio. Il professore comincia a notare dei particolari della vicenda che lo portano a pensare che, forse, non era Manno il vero bersaglio dell'omicida.
Laurana è presentato come una delle pochissime persone oneste del romanzo: purtroppo, o forse proprio per questo, è dunque anche “non molto intelligente, e anzi con momenti di positiva ottusità”. E' ingenuo fino alla fine, pur non essendo affatto stupido.

Lo stile è conseguente alla natura del testo : una prosa essenziale, asciutta e lineare e quindi molto moderna e piacevole. Ho apprezzato in particolare i dialoghi, realistici e in grado di dare alla narrazione un ritmo quasi scenico.
Un romanzo quindi, “A ciascuno il suo” di Sciascia, di denuncia sociale: scritto con lo scopo di far indignare il lettore in modo inversamente proporzionale a quanto i personaggi invece, si disinteressano di colpe gravi e crimini, che, pertanto, restano impuniti.


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Commenti

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Lo stile narrativo di Sciascia - secondo me, altissimo - è proprio come tu lo definisci. Chiara. Ci aggiungerei quell'ironia sempre presente nello scrittore, ma che in questo romanzo ha un tasso più alto del solito.
Bella presentazione, Chiara. Per me il più bel romanzo di Sciascia.
Sì , proprio come dice Rollo. ironia fine!
Ciao Rollo e Laura, sì, sono d'accordo sul fatto che lo stile di Sciascia sia altissimo. Per quanto riguarda l'ironia, devo dire che è un'ironia molto amara...
In risposta ad un precedente commento
Chiara77
13 Agosto, 2018
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Grazie Emilio, anche a me il romanzo è piaciuto molto. Confesso che non conosco benissimo questo autore ma mi sono già decisa a rimediare.
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