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Miluzza
Il basso di Nofi è un luogo dove si mescolano istinti primordiali e fede religiosa, lezzo di escrementi e profumo di fiori e di cibo.
Miluzza, la giovane protagonista, è un prodotto di questa terra sacra e profana: gli occhi cerchiati e la voce profonda denunciano una natura viziosa e alcuni tratti delicati della sua bellezza selvatica ricordano uno dei tanti amanti della madre, un principe siciliano decaduto.
Questo romanzo è un quadro dalle tinte forti dove Eros e Thanatos danzano avvinghiati, offendendo, di primo acchito, vista e olfatto; ma sono pagine che trasudano ispirazione e schiettezza, ed esprimere un giudizio morale al riguardo diventa persino superfluo.
D'obbligo, invece, è apprezzarne la fattura, il ritmo che non accusa mai cali di tensione, la grazia di uno stile popolano, la forza magnetica di una terra a volte brutta, spesso bella, autentica sempre.
Come Miluzza, che candidamente “a certe cose del piacere dava il valore di sfizi” e che avrebbe fatto una brutta fine se lo stesso autore non ne fosse rimasto impietosito, o forse, come tutti, semplicemente ammaliato.
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