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Il visconte dimezzato
 
Il visconte dimezzato 2018-07-31 21:25:03 La Lettrice Raffinata
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    31 Luglio, 2018
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Gli opposti si attraggono. Anzi si incollano!

Da ragazzina, in occasione di un compleanno, ricevetti in regalo “Il principe canarino e altre fiabe” di Italo Calvino; nonostante siano passati parecchi anni, conservo un bel ricordo di quella raccolta, che comprendeva delle versioni rivisitate di fiabe famose come Cenerentola e Barbablù, nonché una sezione dedicata all’analisi dei testi pensata per un pubblico di bambini.
Quando ho acquistato la trilogia de I nostri antenati, pensavo di leggere dei racconti vicine a quelli della mia infanzia. Non potevo essere più in errore: a dispetto dell’ambientazione quasi fiabesca e di alcuni elementi che rimandano alla magia ed al folklore popolare, la storia narrata ne “Il visconte dimezzato” è ricca di violenza e le scene crude non vengono risparmiate al lettore.
Sono rimasta inizialmente perplessa? Lo confesso, un po’ sì. Trovo comunque il volume valido? No, lo reputo originale, evocativo e, ovviamente, validissimo!
La novella segue le (dis)avventure di Medardo di Terralba, nobile cavaliere che si reca in Boemia per combattere al fianco dell’imperatore contro l’esercito turco. Alla sua prima battaglia però il prode viene colpito da una palla di cannone e ciò che i soccorritori riescono a salvare nottetempo è soltanto la metà destra del suo corpo; miracolosamente, il visconte viene curato dai medici del campo e, dotato di stampella, può fare ritorno a casa.
A seguito della disgrazia non solo il suo corpo ne esce dimezzato, ma le ripercussioni più importanti si evidenziano sul suo carattere: una volta tornato nel Genovesato, Medardo fa mostra di un comportamento a dir poco terribile nei confronti degli abitanti del suo castello e, più in generale, di tutti i suoi sudditi. Si spazia dai piccoli dispetti, come tagliare a metà con la spada tutto ciò che gli capita a tiro, ad azioni molto più gravi, come attentare alla vita del suo stesso nipote e far giustiziare degli innocenti per capriccio.
La situazione sembra disperata per gli abitanti di Terralba, ma due eventi giungono a smuovere le acque: il malvagio visconte (sopranominato il Gramo) si invaghisce della popolana Pamela e, nel frattempo, giunge a sorpresa la metà sinistra dell’uomo, anch’essa salvatasi incredibilmente grazie all’aiuto di un paio di eremiti erranti. Avendo in sé il cuore del visconte originale, la seconda metà (nota con l’appellativo di Buono) è estremamente altruista e si prodiga per aiutare gli altri tanto quanto il suo doppio si impegna per tormentarli. Dopo qualche tempo, i villici iniziano a disprezzare il Buono tanto quanto il Gramo, perché il suo buon cuore portato all’estremo sfocia in un pedante perbenismo che irrita chi gli sta vicino, a partire da Pamela.
Dal canto suo la fanciulla, inizialmente presentata come un clone della sua omonima, protagonista nella “Pamela” di Samuel Richardson, si mostra poi nient’affatto passiva e parecchio insolente.
Oltre ai tre protagonisti, sono di scena diversi personaggi secondari dalla caratterizzazione ben delineata e, quasi sempre, sopra le righe; la natura compatta della novella non togli spazio a nessuno, anzi di alcuni personaggi apprendiamo anche la storia grazie a brevi antefatti.
Tra i miei favoriti spiccano indubbiamente il giovane narratore, nipote del visconte, che spesso compare in scena a sorpresa così da rendere credibile la narrazione anche quando non sembra presente, perché potrebbe sempre assistere agli eventi di nascosto dagli adulti; e poi il dottor Trelawney, omonimo di un suo collega, personaggi de “L’isola del tesoro” di Robert Louis Stevenson, con il quale ha in comune solo il titolo di medico perché si rivela davvero ignorante in medicina ed interessato piuttosto a svaghi meno concreti.
Altra citazione alle opere di Stevenson è la stessa divisione di Medardo in due personaggi distinti che rappresentano i poli opposti di un carattere umano, come era per il dottor Jekyll e il signor Hyde.
Lo stile narrativo è inusitato e ricco di espressioni ricercate che ben si accostano all’ambientazione della storia. Reputo geniale anche il frequente accostamento tra una scena al limite del grottesco, con violenze e delitti di cui non si lesinano i dettagli, e altre quasi comiche, Il lettore si trova così diviso al apri del protagonista tra il terrore e l’ilarità.

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Commenti

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Ottima recensione , ma la trilogia calviniana non mi ha mai convinto.
Grazie per il commento.
Ti consiglierei di dare comunque una chance, almeno ad uno dei tre racconti, anche perché sono abbastanza brevi.
In risposta ad un precedente commento
Matelda
02 Agosto, 2018
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Li ho letti tanto tempo fa , quando era obbligatorio gridare al capolavoro,e anche di recente : il mio giudizio non è cambiato.
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