Dettagli Recensione
Conservare la memoria
Questo bellissimo romanzo di Alessandro Perissinotto è uno di quei libri che ti fa capire il motivo per cui si legge: per scoprire, per imparare, per ricordare, per non dimenticare.
Avendo già letto “Le colpe dei padri”, quando nella premessa l’autore spiega che correrà il rischio della ripetizione nel narrare una storia degli anni di piombo , mi sono apprestata a leggere un romanzo su questo tema. Invece c’è molto, molto di più in questo libro, praticamente si apre uno squarcio sul periodo temporale degli anni ’60 e ’70, sull’inferno in terra che hanno rappresentato per alcuni di noi; fra questi c’è chi si è salvato con molte cicatrici (come il protagonista), chi è rimasto nel limbo e chi ne è stato tragicamente travolto.
Il protagonista è Edoardo Rubessi, genetista di fama mondiale in odore di Nobel, che torna, dopo aver vissuto per decenni negli Stati Uniti, a Torino per portare avanti una sperimentazione all’ospedale “Le Molinette”; l’accompagna la moglie Susan fotografa professionista. La storia è raccontata da Aldo Abrate, professore dii scienze in un liceo che con Edoardo aveva condiviso un breve periodo di frequentazione in un gruppo parrocchiale. Poco a poco l’autore ci conduce nel dramma privato ma anche collettivo rappresentato dalla vita di Edoardo che si scoprirà essere stato prima un profugo istriano, poi un bambino internato in manicomio poi ancora uno studente affascinato dalla lotta armata “ Edoardo era un uomo a strati… ogni passaggio uno strato, una mano di vernice che copriva quella sotto senza asportarla…da fuori lui non mostrava che lo strato più superficiale”. Sono tanti gli espedienti che l’autore usa per farci “vedere” quegli anni: le foto di Susan, articoli de “La Stampa” che aprono i capitoli, rimandi a libri e a canzoni. L’altra protagonista del libro è Torino, con la sua bellezza, col suo ordine ma anche con i suoi scheletri e le sue rovine nelle quali si annida il nostro recente tragico passato. Sono innumerevoli le liasons che lo scrittore ci mette davanti per spingerci a riflettere come ad esempio il colore azzurro ricorrente, il tema della reclusione “ Le sue foto restituivano la drammaticità delle esistenze recluse…Il dolore degli animali ingabbiati e dei bambini legati era palpabile” . Soprattutto questo è però un romanzo sulla rimozione di quella Storia recente di cui più nessuno parla e che nessuno più conosce ( “D’altro canto, quella stagione, quella degli anni di piombo non l’abbiamo forse rimossa collettivamente?” ) e che anche un professore demotivato come Aldo Abrate tenta di raccontare ai suoi studenti senza successo (“…quando quattro amici, trovandosi, non facevano un gruppo su What’sUp , ma una banda armata”) come anche di ciò che veniva perpetrato negli ospedali psichiatrici su bambini e adulti inermi e che sarebbe finito solamente dopo l’approvazione della legge Basaglia (l’ultimo manicomio ha chiuso i battenti nel 2010).
La sofferenza tocca il suo apice quando Edoardo svela il perché dei suoi due bagni quotidiani “…non c’era nessun altro momento in cui potevo pensare di cancellare quello che mi stava intorno…ma lì, nella vasca, l’acqua nascondeva tutto il resto…quello che l’acqua nascondeva non c’era più”.
Questo è sicuramente un romanzo dalle mille sfaccettature, ha l’ambientazione di un thriller ma nello stesso tempo vi spingerà a cercare, ad informarvi, a guardare in faccia quegli anni bui ma visionari dei quali siamo tutti figli.
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