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La colpa delle parole
Nessuno sceglie la terra dove nascere, il primo colore su cui posare gli occhi - se sarà il blu del mare, il bianco della neve o il verde del bosco - o con quale lingua pronunciare le prime parole. Non c’è scelta, non c’è colpa. Eppure, nella piccola comunità altoatesina di Curon, nella prima metà del secolo scorso, l’italiano e il tedesco si sono trasformati in barriere invalicabili, marchi di razza, dichiarazioni di guerra.
Le parole sono diventate colpe.
Nati austriaci e cresciuti imparando il tedesco, gli abitanti di Curon si sono ritrovati infine italiani. E, all'improvviso, nella loro valle di confine dove il tempo sembrava scorrere immutabile da secoli, scandito dai ritmi delle stagioni e del lavoro agricolo, entra con violenza il potere. A dare un nuovo nome alle loro montagne e persino ai loro morti, a imporre parole sconosciute, a trasformarli in cittadini di serie B, esclusi dal lavoro e dalle cariche pubbliche.
Tutto quello che desiderano è abitare il proprio paese, coltivare i propri campi, continuare a essere quello che sono sempre stati e in cui si riconoscono. Invece la storia li costringerà a scegliere. Prima Hitler, con “la grande opzione”: andarsene nel Reich o restare alle condizioni del fascismo? Poi l’Italia, nel dopoguerra, con la costruzione di una grande diga destinata a cementificare la valle e sommergere d’acqua gli antichi borghi: andarsene con un risarcimento o restare in nuovi villaggi ricostruiti?
Marco Balzano affida a una donna, Trina, il compito di raccontare in prima persona la storia di questa valle attraverso quella più intima e personale della propria famiglia. È grazie a questa scelta che il romanzo, pur basandosi su una vicenda storica drammatica, non scade mai nella retorica o nel documentarismo, perché sempre permeato da una donna forte e concreta, dalla voce schietta ed essenziale, che sa però farsi anche intensa ed emotiva perché quella terra, per lei, significa ricordo e identità, persone amate e vita vissuta.
Trina è stata tradita dalle parole. Il tedesco e l’italiano, che avrebbe voluto insegnare come maestra, e che invece si sono trasformati in armi e conflitto. Le inutili lettere e gli articoli inviati a istituzioni e giornali per cercare di difendere il paese dal sopruso industriale. Ma proprio quelle parole impotenti sanno ora, con questo romanzo, trovare la forza e la poesia per rendere immortale la storia in un racconto emozionante, che sa di montagna e di resistenza.
Una lettura avvincente e commovente, per vivere da vicino l’amore per un luogo, per ricordare un episodio controverso del nostro passato, o, semplicemente, per regalarsi alcuni momenti intensi grazie a una scrittura che non si può far altro che definire splendida.
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Commenti
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Grazie per il tuo commento.
Manuela
E' un romanzo che ho apprezzato davvero moltissimo. Spero possa piacere anche a te e aspetto allora di leggere la tua opinione.
Un caro saluto,
Manuela
complimenti per la recensione, anch'io ho apprezzato molto il libro.
Fede
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